Quegli strani rapporti tra il Capo dell’Ispettorato del Lavoro e le aziende Capaldo e Natana.Doc.
I legali della “Antonio Capaldo spa” dicono che è tutto falso.
L’avv. Petrillo, che rappresenta l’azienda, sostiene che si tratta di un “errore marchiano” e che il sequestro a carico della “Antonio Capaldo SpA” verrà impugnato .
Il Tribunale del Riesame, lunedì, dovrà esprimersi su questo ricorso e sulla misura nei confronti di Renato Pingue, 62 anni, originario di Benevento ma residente a Napoli.
Quest’ultimo sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia.
L’attuale Capo dell’Ispettorato Interregionale del Lavoro è finito ai domiciliari.
Nella sua qualità di direttore facente funzioni dell’Ispettorato del Lavoro di Avellino, all’epoca dei fatti avrebbe favorito l’azienda irpina.
SOSPENSIONE
Il direttore dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, Leonardo Alestra, dice in una nota che “l’Ispettorato non transige su comportamenti che mettono in dubbio l’operato degli ispettori ed è a disposizione dell’autorità giudiziaria per chiarire la vicenda e appurare la verità dei fatti”.
Poi aggiungeo: “Come previsto dalla legge ho disposto l’avvio dell’iter di sospensione immediata del capo dell’Ispettorato della Campania. La sottoposizione a misura cautelare del Capo dell’Ispettorato Interregionale del Lavoro di Napoli è sintomatica della estrema delicatezza del ruolo rivestito dagli Ispettori del Lavoro“.
L’EX SINDACO
L’ordinanza nei confronti del funzionario e quella di sequestro preventivo per due milioni di euro per la SpA che opera sul territorio nazionale, porta la firma del Giudice per le Indagini Preliminari dottor Fabrizio Ciccone.
Ad eseguire l’ordinanza, gli uomini del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino, diretti dal capitano Quintino Russo.
Il Pingue è ritenuto responsabile di “corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio”.
Ciò in concorso con Gerardo Capaldo, 77 anni, amministratore delegato della “Antonio Capaldo SpA”, noto esponente politico di rilievo a livello provinciale ed ex sindaco di Atripalda, suocero di un parlamentare in carica.
Indagato pure l’imprenditore Giovanni Attanasio, 58 anni, di Pontecagnano (Salerno).
E’ il rappresentante della società “Natana.doc”, fornitore di servizi per l’azienda avellinese con punti vendita ad Atripalda e Caserta.
DUE MILIONI
Sequestrati 30 conti bancari per garantire il congelamento di un importo fino a due milioni di euro, “quale profitto derivante da condotte estorsive”, si legge nella decisione del giudice.
In essa si parla pure di “pressioni sui singoli dipendenti esercitate con atteggiamenti ed espressioni intimidatorie” da Gerardo Capaldo e Giovanni Attanasio al fine di indurli a sottoscrivere verbali di conciliazione inmodo che tacitassero le loro pretese economiche e previdenziali nei confronti delle due società.
Di questo caso venuto ora prepotentemente alla ribalta attraverso l’attività investigativa svolta dalla magistratura di Avellino, se ne parlava da tempo.
SINDACATO
Vi erano state interrogazioni parlamentari e prese di posizioni da parte dell’Unione Sindacale di Base. (LEGGI QUI)
Si evidenziavano i metodi attraverso cui venivano limitatai i diritti dei lavoratori.
Veniva detto di dipendenti costretti ad accettare e sottoscrivere verbali di conciliazione sindacale attraverso cui le società avrebbero ottenuto un vantaggio economico rilevante.
In tutto questo, sarebbe stata rilevante l’azione svolta dal Pingue che, per la sua disponibilità nei confronti delle società, avrebbe ottenuto l’assunzione del figlio, l‘ingegnere Luca.
C’erano stati scioperi e presidio ai cancelli della Antonio Capaldo S.p.A. da parte dei lavoratori che chiedevano, all’epoca, l’intervento delle Autorità preposte.
Si rivolsero a chi era preposto a garantire il rispetto delle leggi in materia di lavoro.
Al Prefetto e proprio alla Direzione Territoriale del Lavoro, guidata all’epoca proprio da Renato Pingue.
CATTIVI PENSIERI
In una nota dell’aprile 2016 l’USB (Unione Sindacale di Base), denunciava.
“Certo, non aiuta a fugare i cattivi pensieri che la Antonio Capaldo S.p.A. abbia assunto alle proprie dipendenze con contratto a tempo pieno e indeterminato l’11 gennaio 2016 proprio il figlio di Renato Pingue, Direttore di quella Direzione Territoriale del Lavoro.
Assunto proprio mentre l’ Ufficio dà riscontro dei torti lamentati dai lavoratori”.
COINCIDENZA
Quella che appariva una casualità, alla luce delle indagini e dell’ordinanza firmata dal dottore Ciccone, diventa qualcosa di diverso rispetto a una possibile ma strana coincidenza.
Soprattutto quelle 83 conciliazioni sottoscritte dai lavoratori e la Natana.doc sono state passate al setaccio attravrso la consulenza svolta dal prof. Antonio di Stasi, ordinario di Diritto del lavoro presso la facoltà di economia dell’Università delle Marche, su incarico della Procura della Repubblica di Avellino. Il contenuto è ampiamente descritto nell’ordinanza del giudice Ciccone.
I difensori degli indagati sostengono che vi sia stata «una evidente errata interpretazione di norme extrapenali da parte della procura e del gip, che rendono irragionevole la misura cautelare imposta a Pingue».
Lunedì si esprimerà il Tribunale del Riesame.