![traffico inquinamento](https://www.irpiniaoggi.it/wp-content/uploads/2019/02/traffico-inquinamento-e1556625507233.jpg)
Stavolta fanno sul serio.
I commercianti di Avellino sono sul piede di guerra.
Questa mattina è previsto in Prefettura un incontro tra sindaci dell’hinterland, il commissario prefettizio Priolo del Comune di Avellino, i responsabili di Asl e Arpac al fine di trovare una soluzione per il contenimento all’emergenza ambientale del Pm10.
Peraltro una contegoria come quella dei commercianti non è stata convocata al tavolo organizzato dal Prefetto. Eppure si tratta di un argomento relativo a problematiche che andrebbero condivise con chi rappresenta realmente le categorie.
La soluzione più semplice e semplicistica?
Blocco della circolazione.
Ma non serve.
Rispetto all’ipotesi di attuare nuovamente il blocco della circolazione nel capoluogo irpino, i commercianti di Avellino rispondono in modo duro e deciso.
“Vogliono distruggere il commercio ma questo significa pure mandare a casa decine di dipendenti perchè, in assenza di introiti adeguati, saranno penalizzati innanzitutto impiegati e commesse, con i titolari che cercheranno di portare avanti l’attività fino a quando sarà possibile”, fanno sapere da Confesercenti.
Poi in modo chiaro e tondo dicono:
“Non se ne uscissero con nuovi blocchi alla circolazione perché la causa come è chiaro ed evidente non è quella.
Per ogni problema vi è una causa e una soluzione, se si sbaglia ad individuare la causa si sbaglia soluzione….
La guerra ai diesel non serve, il blocco alla circolazione è una “non soluzione”: occorre strategia d’intervento su caldaie inquinanti
Se per l’ennesima volta si sbaglia soluzione arrecando danni a terzi allora bisogna pagarne le conseguenze come per legge!!”
Attraverso la pagina facebook Commercianti Avellino, viene poi rivolto un appello chiaro e forte, spiegando come stanno le cose.
PREFETTO E COMMISSARIO: Inquinamento in città, la colpa della CO2 è soprattutto degli impianti di riscaldamento. In uno studio del Politecnico di Milano e la successiva elaborazione del Centro Studi Autopromotec sulla responsabilità delle emissioni di CO2 in cinque grandi città italiane rivela come gli impianti di riscaldamento degli edifici contribuiscono mediamente per il 64% alle emissioni di CO2 contro il 10% derivante dal traffico veicolare e il 26% derivante da attività industriali.
Questo nelle cinque città italiane esaminate: Milano, Genova, Firenze, Parma e Perugia.
Nel capoluogo lombardo gli impianti termici incidono per il 74% sulle emissioni di CO2, mentre a Genova “solo” per il 47% (6% i sistemi di trasporto, 47% i processi produttivi industriali).
La quota più alta attribuita al traffico veicolare pubblico e privato è stata contabilizzata a Perugia, con il 15%…”
Cosa significa tutto questo?
E’ la spiegazione scientifica che non sono le automobili a inquinare, piuttosto è il caso di verificare caldaie inquinanti, mantenere le temperature negli uffici a livelli corretti, controllare le aziende che disperdono nell’aria i fumi.
Se c’è la volontà di fare tutto questo, non saranno penalizzati solo gli automobilisti sui quali ricadono sempre le colpe di tutti i guai.
Il risultato? Non si vendono più auto diesel, quelle vecchie di dieci anni sono da rottamare, i concessionari chiudono, i dipendenti vanno a casa e soprattutto l’inquinamento non diminuisce.