“Avellino e l’Irpinia hanno bisogno di una buona amministrazione e la buona amministrazione esiste se c’è una buona politica. Noi siamo pronti come abbiamo sempre fatto a offrire il nostro contributo di idee e di passione civile perché questa è la nostra storia, che ci ha spinto a fondare l’associazione dedicata al nostro amico Fausto”. Antonio Limone, presidente dell’associazione Fausto Addesa, ha riassunto i motivi del confronto promosso ieri al Circolo della stampa di Avellino sulla stagione dell’Ulivo in Irpinia.
Insieme a lui si sono confrontati Nunzio Cignarella, che da amministratore comunale del Partito popolare fu protagonista della straordinaria esperienza di centrosinistra al comune di Avellino guidata da Antonio di Nunno, e Amalio Santoro, che da segretario provinciale del Partito popolare rappresentò invece la stagione del rinnovamento sul piano politico. “Una stagione intensa ma breve – ha ricordato Antonio Limone – perché la vecchia classe dirigente di questa provincia, così aperta al rinnovamento sul piano nazionale, ma altrettanto conservatrice in Irpinia, in realtà sfruttò l’esperienza di rinnovamento che permise la vittoria elettorale nel 1995 per salvare se stessa”.
Nunzio Cignarella ha ricordato come Di Nunno vinse una sfida elettorale difficilissima: “Nel 1995 non era scontato che il candidato del Partito popolare riuscisse ad arrivare al ballottaggio. Poi, dopo avere realizzato l’intesa di centrosinistra anche per la Provincia, la città premiò Di Nunno perché lui era una persona credibile”. Soprattutto in Irpinia l’esperienza del centrosinistra nasce molto prima del 1990: già anni prima delle amministrative del ’94, dei comitati Prodi, la tensione politica dei giovani democristiani guidati da Fausto Addesa aveva contribuito ad alimentare il confronto ed il dialogo con le giovani generazioni dei socialisti e dei comunisti, in coerenza con la cultura politica dei cattolici democratici, nel segno dell’insegnamento di Aldo Moro.
“Non abbiamo mai voluto abbattere chi c’era prima il concetto di guerra non ci è mai appartenuto – ha spiegato Amalio Santoro. Per un momento abbiamo pensato che la vecchia classe dirigente avesse compreso che era giunto il momento di cedere il passo, siamo stati forse ingenui, ma abbiamo cristianamente privilegiato anche un senso di gratitudine ed è andata come è andata: ricordiamo che nel 1999 il Comitato provinciale del Ppi votò per la non ricandidatura di Antonio Di Nunno”. Da ieri a oggi “Mi chiedo quale deriva anche antropologica hanno subito questa provincia e questa città che pare in preda ad una deriva alcolica” ha concluso Santoro.
“Non mi candido perché in politica si viene candidati e perché il centrosinistra ha innanzitutto bisogno di un programma; siamo ancora in tempo per rimetterci in sesto e lavorare alla città del futuro”: sono le parole di Antonio Limone che ha aggiunto: “Conosco bene tutta questa città, dal centro alle periferie, a tutte le sue contrade, quelle che custodiscono la ruralità, meglio ancora la sua identità in grado di proiettarci nel futuro. Questa città deve tornare ad avere un ruolo nella regione, contando su in sindaco in grado di saper parlare ed essere ascoltato dal governo, da chi guida la Campania, dai suoi colleghi amministratori. Ma Avellino ha soprattutto ha bisogno di garantire lavoro e futuro ai nostri giovani che vanno via. Se continua così rimarremo soli e vecchi. Ci stiamo impoverendo e andiamo ad applaudire tutti sotto i palchi pensando che la forza ci viene dai concerti musicali ma non è così. Va chiusa la banda e va iniziata un’altra storia”.
Ascolta l’intervista rilasciata a Radio Punto Nuovo: