L’ultima sortita del presidente della Regione Vincenzo De Luca ad Avellino dimostra una realtà dura e amara per la provincia irpina. Non stupiscono soltanto le dichiarazioni e i toni adoperati dal presidente della Regione, abilmente impegnato nel descrivere una realtà che è nella sua testa piuttosto che nei fatti: il pronto soccorso dell’ospedale di Solofra non è stato chiuso, la stessa Solofra dista da Avellino 7 chilometri (in luogo dei 18 testardamente segnalati dalle mappe geografiche), e poi ancora: la Regione ha acquistato diversi autobus dalla IIA garantendo lavoro e occupazione agli operai di Flumeri.
Più grave delle affermazioni del presidente della Regione è la mancata reazione di chi dovrebbe rappresentare gli interessi della comunità provinciale: sindaci, consiglieri regionali, parlamentari, gli stessi imprenditori e sindacalisti. Ed invece nulla, al netto di qualche spiffero polemico puntualmente lanciato solo dopo che il presidente sceriffo ha abbandonato la scena, evitando sempre ogni tipo di confronto e contraddittorio.
I “fatti alternativi alla realtà” raccontati l’altro ieri da De Luca garantiscono ad Avellino e all’Irpinia una centralità mai vista nel sistema regionale di trasporto: l’alta capacità e l’alta velocità ferroviaria, l’AIR che sarà azienda unica del trasporto su gomma in Regione e che avrà sede ad Avellino. Ora, ricordando che l’alta capacità ferroviaria Napoli-Bari è opera del Governo, e che il cambio di tracciato che permette all’Irpinia di non essere emarginata è l’ultima opera della oramai ex classe dirigente democristiana, è bene soffermarsi proprio su quello che sta accadendo all’AIR. De Luca l’altro ieri non ha mancato di lanciare l’ennesima accusa all’ex direttore generale Costantino Preziosi, a suo dire percettore di uno stipendio maggiore rispetto a quello del presidente USA. Possibile, probabile che l’AIR a guida Preziosi non sia stata sfavillante così come le cronache locali hanno rappresentato per anni. Ma è evidente a tutti cosa sia diventata l’AIR negli ultimi sei anni che coincidono con il governo De Luca: una società affidata a manager dirottati da Salerno e Caserta poco presenti sul territorio, che progressivamente ha abbassato la qualità e la stessa efficacia del servizio pubblico, essenziale in una provincia priva di treni.
Il futuro rischia di essere persino peggiore: l’AIR, o meglio le AIR, perchè nel frattempo le società sono divenute due, una per la gestione del servizio e una per la gestione del patrimonio (chissà se anche negli USA si fa così), sarà una società guidata da un manager scelto dalla Regione (dopo Prezioni De Luca ha imposto prima il salernitano De Sio e poi l’attuale Acconcia, casertano prima gradito a Ciriaco De Mita e ora al consigliere regionale PD Petracca) e che avrà come priorità territori ben più rilevanti in termini di popolazione e dunque di legittimi interessi politici. Più che sede dell’AIR, Avellino si candida al massimo al ruolo di fermata. Ammesso che un giorno gli amministratori scelti da De Luca riescano a inaugurare l’autostazione di Avellino.