Cnpr forum: “Riforma fiscale al banco di prova su semplificazioni e lotta all’evasione”

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«Alcuni punti della riforma fiscale sono già operativi come la rateizzazione dell’acconto di novembre 2023 per tre milioni di attività economiche che hanno potuto ‘spalmarlo’ da gennaio a maggio 2024. Un secondo punto è l’incentivo per le nuove assunzioni a tempo indeterminato con deduzione del costo del 120% fino ad arrivare, per giovani e donne madri, al 130%. Poi c’è stata la riduzione delle aliquote Irpef. Altri effetti li vedremo nel 2025 come, ad esempio, i risultati in termini di gettito fiscale prodotti dal concordato biennale preventivo. Il nuovo gettito che nasce dal sommerso verrà restituito ai cittadini diminuendo le imposte». Lo ha dichiarato Alberto Gusmeroli (Lega), presidente della Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati, nel corso del Cnpr forum “Riforma fiscale: lavori in corso per un fisco efficiente e sostenibile” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

«Abbiamo poi bisogno dei testi unici – ha aggiunto Gusmeroli – anche se occorre provvedere ad abolire tutte le leggi precedenti per evitare di appesantire ulteriormente la situazione. Infine, lo ‘Statuto del Contribuente’ deve tornare a essere il punto centrale della riforma per un fisco più equo, semplice e meno respingente rispetto agli investimenti esteri».

Duro il giudizio di Emiliano Fenu (capogruppo del M5S in Commissione Bilancio a Montecitorio): «La Riforma è complessa. L’obiettivo che ci eravamo prefissati durante la discussione sulla delega fiscale era di semplificare la vita a imprese e contribuenti. Al contrario, vedremo già con i primi effetti legati all’introduzione del concordato preventivo biennale, come questa riforma aumenterà all’inverosimile la complessità burocratica per commercialisti e imprese. Si stanno aumentando le scadenze e il numero degli adempimenti. Altro che rivoluzione. Assisteremo a un flop annunciato di questa misura e ci ritroveremo con una sorta di modello ISA attraverso il quale si chiederà ai contribuenti di aderire senza particolari benefici, con il rischio di pagare più imposte perché in questi anni è mancata una linearità economica anche in campo internazionale. Circostanza – ha rimarcato Fenu – che ha influenzato anche le nostre piccole imprese. Nei fatti si sta, in qualche modo, cercando di portare le aziende ad aderire a un regime fiscale che non sarà conveniente, scommettendo su una continuità di crescita assolutamente incerta».

Secondo Vito De Palma (Forza Italia), segretario della Commissione Parlamentare per l’Attuazione del Federalismo Fiscale: «Questa riforma è ancora ‘work in progress’. Abbiamo avuto i decreti delegati, nella prima fase dei lavori, per i quali quale c’è stata ampia collaborazione con le commissioni competenti e il ministero dell’Economia e delle Finanze. I tempi di percezione dei risultati di questo lavoro saranno differenziati. Il segmento dell’Irpef porterà i benefici con la prima dichiarazione dei redditi, la parte relativa al cuneo fiscale, invece, è stata già metabolizzata. Poi, c’è la fase del “Concordato preventivo” e degli adempimenti spontanei che troveranno risposta dopo il 30 aprile. In questi giorni ci saranno i decreti attuativi su sanzioni e riscossione. Contiamo entro luglio di completare questa fase per dare un messaggio chiaro ai cittadini: serve un fisco amico, equo, collaborativo, che guardi al mondo produttivo in modo diverso rispetto al passato. Dando la possibilità a chi è realmente in difficoltà di riuscire ad onorare i propri debiti con il fisco ed essendo, al tempo stesso, rigido e intransigente nei confronti degli evasori».

Critico Marco Grimaldi (deputato di Alleanza Verdi-Sinistra in Commissione Bilancio alla Camera): «Una riforma senza risorse che dà l’idea di che cosa ci troveremo davanti. Uno dei punti più delicati è come riusciremo a rendere strutturale il taglio al cuneo fiscale. Spero che il governo non voglia adottare solo un provvedimento pro tempore per qualche voto in più alle prossime elezioni europee. La legge delega non prevede la tassa sulla successione, non prevede tasse sui patrimoni, sulle grandi ricchezze, sulle rendite finanziarie. Non prevede risorse aggiuntive né dagli extra profitti energetici né dal settore delle armi che hanno avuto grandissimi utili e dividendi visto lo scenario globale legato agli investimenti degli stati. Parliamo di 28 miliardi di euro di extraprofitti soprattutto nel settore bancario, istituti che sono cresciuti grazie alla cosiddetta patrimonializzazione. Questa delega fiscale prevede per adesso 18 condoni in 18 mesi ed è incomprensibile come, nei prossimi mesi, si possano portare degli elementi di equità e ridistribuzione dei redditi se i criteri adottati sono questi».

Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Mario Chiappuella (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Massa Carrara): «A sette mesi dall’approvazione della legge delega ci troviamo di fronte a ben dieci decreti attuativi che sono stati già varati, otto dei quali sono stati anche approvati dal governo. A breve avremo anche quelli relativi alla riforma del sistema sanzionatorio e della riscossione. Possiamo dunque essere ottimisti sul rispetto dei tempi tracciati dal viceministro Leo per ciò che attiene l’attuazione della Riforma in sé, potendo a breve iniziare a valutarne gli effetti nel nostro sistema economico. Ciò vale sia per le imprese che per le famiglie. L’auspicio è che si possa finalmente aprire la strada ad un fisco più equo e più semplice, così come richiesto dai contribuenti e da noi professionisti».

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): «La riforma parte adesso e solo nel tempo vedremo se avrà effetti e quali. Se ridurrà in misura ragionevole da un lato l’evasione e dall’altro le difficoltà di riscossione delle imposte. Quando si parla di un fisco più semplice, è bene rilevare come nei decreti delegati approvati finora non se ne veda l’ombra. La semplificazione è ancora di là da venire. Bisogna poi intendersi sul concetto di un fisco più equo. Se il concetto di equità si richiama ai princìpi contenuti nella Costituzione, devo constatare come non ci siano passi in avanti; se per fisco equo intendiamo un fisco non canaglia nei confronti dei contribuenti, allora la situazione potrebbe migliorare almeno nei princìpi enunciati. Speriamo questa miglioria si registri anche in concreto».

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