Il sindaco di Avellino Gianluca Festa ha ricevuto due gradite sorprese sotto l’albero. Per capire se si tratterà di regali veri e propri, occorrerà attendere qualche settimana, ma la sensazione è quella che il centrosinistra e (soprattutto) il centrodestra abbiano scelto di rendere sin troppo agevole la rielezione del primo cittadino.
Dopo oltre un anno dalla sua rielezione come deputato di Avellino, Gianfranco Rotondi ha dovuto prendere atto della situazione: fallito il suo progetto di portare Festa nell’alveo del centrodestra, in primavera la coalizione lascerà sostanziale libertà di voto, sostenendo di fatto proprio l’attuale sindaco (che manco a dirlo riavrà come grandi elettori Livio Petitto e Angelo d’Agostino). Resta soltanto da capire chi potrà mai accettare di rappresentare come candidato a sindaco la parte residuale del centrodestra avellinese, con il serio rischio di non raggiungere neanche stavolta il ballottaggio.
L’altra gradita sorpresa per Festa è quella servitagli dal centrosinistra. Dopo cinque mesi di tavoli programmatici e assemblee pubbliche, il nome del candidato sindaco è stato partorito nel più classico dei caminetti ristretti del partito democratico. La scelta di Benedetto De Maio è il frutto dell’accordo stretto fra il consigliere regionale Maurizio Petracca e l’area Schlein rappresentata da Antonio Gengaro e Lello De Stefano che in questi mesi hanno permesso di stabilire un canale di collegamento fra l’ex commissario campano del partito Boccia e il presidente della commissione agricoltura del consiglio regionale, evidentemente fedele ma non più fedelissimo del presidente della regione.
La scelta dell’avvocato penalista avellinese tuttavia registra malumori crescenti nel partito democratico, a cominciare dagli attuali consiglieri comunali che sono stati tenuti all’oscuro della trattativa. Scarso entusiasmo il nome di De Maio lo registra anche fra gli alleati dei democratici: si va infatti dal silenzio assenso manifestato sino ad ora dal Movimento cinque stelle, all’atteggiamento di Sinistra italiana, divisa al suo interno tra favorevoli e scettici sul nome e sul metodo adottati sin qui.
Come dire, oggi il candidato sindaco è De Maio, che dovrà accettare un programma scritto da altri e che poco o nulla potrà decidere sia sulla composizione delle liste, sia su quella della futura squadra di governo. Ma stando così le cose, almeno quest’ultimo rischia seriamente di non essere un problema.