«È necessario che la politica agisca per limitare la responsabilità del collegio sindacale e può farlo trovando dei parametri di riferimento, ad esempio il compenso. Non si può essere considerati responsabili per danni che superano di due, tre o quattro volte il compenso percepito». Questo il monito di Andrea De Bertoldi, senatore di Fratelli d’Italia e membro della sesta commissione permanente Finanze e Tesoro, che è intervenuto nel forum “Elezioni, le proposte e gli obiettivi per superare un autunno difficile” promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei Ragionieri ed Esperti contabili, che si è tenuto a settembre ed è stato presieduto da Luigi Pagliuca.
«Trovo incredibile che i sindaci possano essere perseguiti praticamente all’infinito per eventuali errori commessi durante lo svolgimento del proprio ruolo. Fattispecie diverse vanno senza dubbio applicate in caso di dolo o responsabilità grave, ma per un errore umano non si può rovinare la vita di un professionista – ha proseguito il senatore De Bertoldi. Limitare la responsabilità sindacale è senza dubbio un passaggio fondamentale se si vuole aviare un reale processo di semplificazione che non deve interessare solo la Pubblica Amministrazione ma anche il mondo delle professioni.
Nel corso degli ultimi 10 anni abbiamo assistito alla continua complicazione normativa con un conseguente fiorire di registri ai cui i professionisti si sono dovuti iscrivere. Anche in questo caso è necessario un atto di coraggio da parte della politica che deve procedere ad un taglio drastico di tutte le proliferazioni di registri, di competenze, di nuove figure professionali coinvolte nella gestione dei percorsi. Così come si deve agire in maniera decisa in materia di antiriciclaggio. Sia chiaro, ben vengano le norme ma devono essere chiare e semplici. Complicare la vita alle banche e al mondo delle professioni, caricandoli di complicazioni ed eccessive responsabilità è assolutamente controproducente. Queste sono, a mio modo di vedere, le norme imprescindibili da cui dovrà ripartire la prossima legislatura».
Sul tema della riforma del processo tributario è invece intervenuto Giovanni Battista Calì (presidente dell’Ordine dei Commercialisti ed Esperti Contabili di Roma): «La riforma è stata approvata oggi (22 settembre 2022, ndr), ma la nostra categoria si chiede se sarà sufficiente per abbattere i tempi della giustizia. Sappiamo che il tempo medio che intercorre tra il deposito dei ricorsi e la chiusura dei procedimenti è ancora titanico, ovvero più di 650 giorni per il primo grado e più di mille giorni per il secondo grado. Ci auguriamo che il Parlamento intervenga con ulteriori correttivi».
Le esigenze dei commercialisti sono state espresse anche da Marcella Caradonna (numero uno dell’Odcec di Milano): «Il rilancio del Paese passa dalla valorizzazione della nostra professione che può essere senza dubbio avviata con l’applicazione di meccanismi automatici per l’inserimento nei registri di categoria dei singoli professionisti a seguito di un accertamento delle competenze che deriva anche dagli studi compiuti durante gli anni. Accanto a questo va avviata una riforma che limiti le responsabilità, ad oggi eccessiva, a carico degli organi di controllo».
Marco Cuchel (presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti) ha focalizzato l’attenzione sulle sanzioni dirette a carico dei professionisti: «Su questo tema rileviamo un’anomalia, credo tutta Italia, ovvero l’impossibilità di assicurare le sanzioni dirette in campo tributario. Ritengo che questa sia una questione che la prossima legislatura dovrà affrontare in maniera prioritaria per aumentare il livello di tutela nei confronti dei professionisti e anche dei contribuenti».
Del tema tributi ha discusso anche Luca Asvisio (presidente dell’Odcec di Torino), ponendo l’attenzione sulla flat tax: «Presentata da molti partiti come panacea per tutti i mali, ma, a nostro avviso, l’estensione di questo strumento va valutata in tutti i suoi aspetti. Un ampliamento non commisurato della platea che può aderire alla flat tax potrebbe creare serissimi problemi alle casse dello Stato».
Di crediti non riscossi e magazzino fiscale dell’Agenzia dell’Entrate ha parlato Enrico Terzani (presidente dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Firenze): «La maggior parte di questi crediti risalgono a 10 o anche 15 anni fa e molti di questi sono ormai diventati inesigibili. Nessuno, in questa fase storica, chiede un condono fiscale ma va prevista un’azione legislativa che consenta ai contribuenti di rientrare dei debiti pregressi e al contempo, con l’annullamento delle cartelle inesigibili, lo svuotamento del magazzino fiscale dell’Agenzia delle Entrate».
Le conclusioni del forum sono state affidate a Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione CNPR), che ha chiesto un intervento deciso sulla responsabilità patrimoniale degli organi di controllo: «Questo è un tema che prima o poi dovrà essere affrontato in maniera multidisciplinare, ascoltando tutte le fonti e le parti interessate, e non più solo da commissioni che predispongono disegni di legge composti soltanto da elementi della magistratura. Su questo punto ci aspettiamo una svolta».