Indebita percezione di erogazioni pubbliche, sequestro da 11 milioni per imprenditrice irpina

Bonus edilizi, è stato eseguito nei confronti di una imprenditrice di Roccabascerana – difesa di fiducia dall’avvocato del foro di Avellino Giovanna Coppola – un decreto di sequestro di urgenza disposto dalla Procura di Taranto per una somma di 11 milioni di euro.

La misura cautelare è stata applicata in quanto, secondo gli inquirenti, l’indagata – in qualità di rappresentante legale di una società di Costruzioni Edili e in concorso con altri soggetti – avrebbe ottenuto indebitamente crediti di imposta quale esecutrice di lavori edilizi mai eseguiti per interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica e rischio sismico.

Si ipotizza, dunque, il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche in quanto i beneficiari si dichiaravano falsamente quali esecutori dei lavori stessi mai eseguiti. Nei prossimi giorni è atteso il decreto di convalida del sequestro da parte del Giudice per le Indagini Preliminari.

L’ indagine che vede coinvolta la donna irpina trae origine dall’inchiesta della Guardia di Finanza di Taranto sui bonus edilizi. Ammonta a oltre 150 milioni di euro il valore dei crediti sequestrati dalle fiamme gialle pugliesi  nei confronti di una serie di aziende presenti in quattro regioni italiane e ritenute responsabili di indebita percezione di erogazioni pubbliche attraverso il sistema dei bonus per l’edilizia concessi dai Governi negli anni scorsi.

Sono complessivamente 17 le persone iscritte nel registro degli indagati. Le indagini dei finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, sarebbero partite da un’informativa dell’agenzia delle Entrate inviate alla Procura che, sulla base di un protocollo stilato tra i diversi enti pubblici, ha affidato alle fiamme gialle il compito di verificare la vicenda.

Il lavoro dei finanzieri quindi si è basato su analisi dei documenti e l’incrocio con le banche dati, ma non solo. Attraverso una serie di sopralluoghi sono riusciti a comprendere che quei contributi non doveva essere erogati: non solo perché i richiedenti non erano intestati di alcun immobile, ma anche perché in alcuni casi gli immobili erano addirittura inesistenti. E ancora le pratiche in determinati casi sarebbero state istruite attraverso l’utilizzo di dati catastali completamente inventati.

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