Ospedale Frangipane di Ariano: la dura accusa dei medici alla politica irpina

Cari lettori, armatevi di pazienza e leggete fino in fondo questo documento.

Non è la solita “catena” che arriva via whatsapp e neanche quelle stupidaggini messe in giro in questi giorni per aiutarvi a trascorrere il tempo

Quello che pubblichiamo è il documento redatto dai dirigenti medici dell’Ospedale “Sant’Ottone Frangipane” di Ariano Irpino.

E’ un duro atto di accusa.

In modo compatto e con schiettezza hanno fatto sapere, chiaro e tondo, come stanno le cose.

Una volta per tutte, perchè la politica sappia come stanno le cose, anzichè riempirsi la bocca e intasare le mail dei giornali con dichiarazioni zeppe di patetico qualunquismo.

Ecco il testo della lettera indirizzata al Presidente della Giunta Regione Campania, alla Deputazione Irpina presso il Consiglio Regionale e al Prefetto di Avellino

“”Noi Direttori e Responsabili delle UU.OO. dell’Ospedale “Sant’Ottone Frangipane” di Ariano Irpino, DEA di I livello, redigiamo e sottoscriviamo il presente documento a causa della forte preoccupazione per gli eventi succedutisi in queste ultime settimane, in coincidenza dell’emergenza COVID-19 , eventi che sembrano mettere in seria discussione il ruolo, ma soprattutto l’azione di questo  luogo di cura fondamentale non solo per la  nostra provincia ma per l’intera area vasta AV-BN.

Carenza grave

Nei giorni trascorsi abbiamo assistito a situazioni di particolare gravità: notevole carenza di dispositivi di protezione per il personale impegnato nell’ospedale, compresi coloro che operano nelle zone ad alto rischio biologico ( aree covid-19); assenza di percorsi e protocolli diagnostico-terapeutici specifici chiaramente codificati, o al più realizzati in maniera estemporanea inseguendo gli eventi del momento e ancor meno di percorsi all’interno dell’ospedale chiaramente separati fra pazienti covid-19 e affetti da altre patologie; assenza di una chiara strategia identificativa di potenziali portatori dell’infezione, sia fra i ricoverati apparentemente affetti da altre patologie sia soprattutto fra gli operatori sanitari; assenza di una quotidiana e capillare sanificazione ambientale e di corretta e periodica disinfezione di tutti gli ambienti interni ed esterni; assenza di formazione per tutto il personale esposto in prima linea di formazione per la corretta vestizione e svestizione di DPI; assenza di contenitori biologici all’interno e all’esterno dell’ospedale per lo smaltimento di DPI usati infetto o potenzialmente tali; assenza di figure professionali quali uno specialista infettivologo di uno pneumologo con maturata e sicura esperienza.

Niente regole

Tutto questo in assoluto contrasto con i dettami di protocolli nazionale e indirizzi legislativi estremamente rigorosi e dettagliati, quali il “Piano Nazionale di preparazione e risposta a pandemia influenzale “( nelle stesure del 2003  e 2006) e il “Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro “ ( così come uscito dal coordinamento dei D.lgs 81 del 9/4/2008 e D.lgs n.106 del 3.8.2009).

Abbiamo dovuto registrare  una notevole presenza di personale colpito dal famigerato coronavirus, qualcuno anche in maniera estremamente grave; malgrado ciò continua l’opera instancabile di medici, infermieri e OSS per contrastare questo nemico pericolosissimo e a loro deve andare la riconoscenza della popolazione che deve avere l’assoluta certezza di trovare al proprio servizio personale di alto profilo morale e professionale.

Prevenzione zero

E tuttavia,  ancora oggi non si è addivenuti alla determinazione di sottoporre tutti gli operatori e i pazienti attualmente ricoverati anche per patologie no-covid-19 all’esame del tampone nasofaringeo, al fine di isolare tutti gli eventuali portatori del virus, in modo da ridurre drasticamente la diffusione della patologia e impedire di farsi essi stessi inconsapevoli propagatori dell’infezione di un focolaio epidemico ospedaliero, né può essere certo risposta soddisfacente quella del semplice affidarsi a generiche disposizioni regionali che vanno sempre applicate al contesto di riferimento.

Rosso vergogna

Se Ariano Irpino è stata considerata “zona rossa”, ebbene, logica e buonsenso avrebbero dovuto imporre una strategia molto più stringente e coinvolgente ed è assolutamente paradossale alla luce delle suddette considerazioni, apprendere dalla stampa la notizia dell’esecuzione dei tamponi per tutto il personale dell’Ospedale “Criscuoli” di Sant’ Angelo dei Lombardi , struttura che ha avuto un impatto assolutamente trascurabile rispetto all’Ospedale di Ariano : un solo caso di sospetto contagio tra il personale

La situazione sopra citata ha avuto come scontata conseguenza l’insorgenza di autentico motivato sentimento di terrore da parte dei cittadini nei riguardi della sicurezza del nostro ospedale con il risultato di un vero e proprio crollo degli accessi in Pronto Soccorso ( e di conseguenza nei reparti) di quelle situazioni di urgenza/emergenza che lungi dal ritenere essersi per incanto risolte, semplicemente non raggiungono il nostro Presidio Ospedaliero del Frangipane per la paura del contagio.

Nessuno scampo

E tra queste a destare la massima preoccupazione sono soprattutto quelle condizioni note come patologie “tempo-dipendenti” che non lasciano scampo se non affrontate con tempestività e competenza e che non possono essere oggetto di tergiversazione : infarto del miocardio, gravi aritmie, ictus cerebrale, emorragie digestive, insufficienza renale acuta, traumatismi, con la triste conseguenza di morti che potrebbero essere evitate, (come purtroppo però ci è stato dato di recente possibilità di osservare con l’arrivo in ospedale di pazienti ormai in stato cadaverico) o di penose ed estenuanti e molte volte vane ricerche di un posto in un altro ospedale.

Doppio incarico

A queste problematiche si sta rispondendo con  una strategia organizzativa affidata a due colleghi: il Direttore Sanitario ad interim Dr. Angelo Frieri, proveniente proprio dal suddetto presidio alto irpino di Sant’Angelo dei Lombardi di cui conserva l’interim della Direzione Sanitaria oltre che l’incarico di Direttore del Laboratorio (non certo quindi un esperto specificamente formato a tale delicato ruolo non essendo stato ancora espletato per ragioni a noi sconosciute il concorso per la direzione sanitaria del “Frangipane” dal 2018) e il neo Direttore della Anestesia e Rianimazione di Ariano Irpino, giunto da pochi mesi sul Tricolle, a cui va il nostro totale  rispetto ma che, oggettivamente, hanno poca conoscenza della realtà strutturale ed anche epidemiologica dell’Ospedale “Frangipane” e del suo territorio e apparentemente poco disponibili al confronto con chi  da decenni opera presso l’ospedale di  Ariano Irpino.

Ben altro rispetto a quanto assolutamente richiesto in una contingenza tanto delicata.

Grave assenza

Allo stato attuale non è dato assolutamente sapere quale possa essere l’assetto presente e tantomeno quello futuro dell’Ospedale “Sant’Ottone Frangipane “ di Ariano Irpino e al proposito lascia francamente quantomeno sconcertati l’assenza totale del Direttore Sanitario Aziendale, mai visto al “Frangipane”, sia prima che durante l’emergenza Covid-19 : un’assenza che riteniamo gravissima in un momento in cui il supporto del vertice sanitario aziendale all’Ospedale arianese doveva rappresentare un’assoluta priorità.

Dallo stato come sopra sommariamente descritto emergono voci incalzanti provenienti  da interviste rilasciate a organi di stampa da sanitari sindacalizzati notoriamente  “ben informati“ del presidio di S.Angelo dei Lombardi che alimentano il timore concreto di una trasformazione del “Frangipane” in ospedale pressoché totalmente COVID-19 , con progressivo spostamento in Alta Irpinia delle specialità che sono la condizione unica e indispensabile, è bene ricordarlo, affinché l’Ospedale possa essere definito DEA di 1° livello e che da anni si sono sviluppate ad Ariano come servizio insostituibile per l’emergenza/urgenza del territorio diventando affidabile riferimento per una popolazione ben superiore a 60.000 abitanti.

Si verificherebbe uno scenario assolutamente stravagante oltre che molto pericoloso rispetto ad un territorio estremamente esteso sul piano della superficie, punto di cerniera di un’area vasta che va da Avellino a Benevento.

Servizi agli utenti

Perché, vale la pena ricordarlo, la crisi coronavirus prima o poi finirà ma si continuerà ad ammalarsi e anche  morire di infarto, come anche di ictus o di perforazione gastrica o di insufficienza renale o di patologia traumatica.   E si dovrebbe in verità anche continuare a partorire, cosa al momento impossibile nel nostro ospedale, sia per la perdurante chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia di cui non è dato sapere neanche il destino futuro in considerazione dell’annunciato allargamento della Rianimazione nei locali finora ad esso adibiti, sia per la dotazione di sanitari specialisti della branca ridotta ormai al minimo.

Questo documento, lungi dal voler apparire solo  un elenco di insufficienze e ritardi nell’affrontare  un evento così pericoloso, intende rappresentare anche e innanzitutto uno strumento di proposta con assoluto spirito collaborativo per contribuire a determinare un radicale cambiamento e uno schema concreto e facilmente attuabile che contemperi l’attuale emergenza Covid-19 con le altrettante gravi situazioni patologiche di urgenza/emergenza  al momento “coperte” e quasi dimenticate da questa drammatica contingenza, ma che restano in ogni caso in tutta la loro gravità e che si possono come di seguito sintetizzare :

Le 10 proposte

  1. immediata e “robusta” iniezione di dispositivi di protezione individuale onnicomprensivi  ( tute protettive, idonee mascherine filtranti, kit completi di biocontenimento per Covid 19 e tutto quanto necessario alla sicurezza dei lavoratori come da normative richiamate), continuamente rinnovati secondo le vigenti raccomandazioni sanitarie al fine evitare qualunque , anche solo transitorio, momento di “default”;
  2. immediata assunzione per il “Frangipane” di personale medico nella misura di almeno 30 (trenta) unità con copertura delle carenze sopra accennate e inserimento di figure assolutamente imprescindibili in questo momento, quali quelle dell’infettivologo e dello pneumologo, oltre che di medici specificamente indirizzati al PS;
  3. immediata assunzione di almeno 70 fra infermieri ed OSS, che oltre ad ovviare alle carenze storiche sopra richiamate e presenti in tutti i reparti, possano offrire particolare sostegno ai reparti di PS e di terapia intensiva; 
  4. individuare per i presìdi ospedalieri ASL un unico Pronto Soccorso, da prevedere al “Frangipane”, già in possesso, tra l’altro,  della tenda della Protezione Civile, con attivazione, all’esterno del presidio di una strumentazione di TAC mobile da acquisire in noleggio per il tempo necessario, dedicata ai pazienti sospetti Covid-19. 
    Questo consentirà di : a) realizzare percorsi estremamente dettagliati e precisi senza rischi per i cittadini che dovessero afferire all’ospedale; b) far convergere tutte le risorse umane, strumentali e di dispositivi di protezione in un unico centro, con evidente   migliora- mento in termini di razionalizzazione e velocizzazione delle risorse suddette; c) determinare omogeneità nei comportamenti; d) definire una separazione di percorsi  fra pazienti COVID e NO COVID, con assegnazione successiva del paziente alla UO più opportuna; 
  5. individuare nel “Frangipane” ( già provvisto di reparto Rianimazione) il Centro COVID ad alta intensità di cure ( trattamento intensivo e semintensivo ) da destinare oltre che nei locali della Rianimazione, anche in ambienti attualmente inutilizzati dello stesso piano, rapidamente riconvertibili, reperibili nella vecchia ala dell’Ospedale, destinando a tale struttura le attrezzature ad alta tecnologia ( ventilatori e ogni altra attrezzatura necessaria), con il risultato di avere una  disponibilità complessiva non inferiore a 30-35 posti; tali pazienti verranno dati in carico all’UO di Rianimazione, che si avvarrà delle consulenze che riterrà opportune, secondo linee guida e buone pratiche mediche;
  6.  immediata esecuzione dei test di screening del coronavirus, soprattutto di quelli a risposta rapida, su tutto il personale operante nel “Frangipane” e sui ricoverati attuali e futuri, con immediato isolamento dei positivi ( compresi gli asintomatici) e trasferimento degli stessi presso l’ospedale di s.angelo dei Lombardi o, per i casi che necessitino di assistenza respiratoria, trasferimento in Rianimazione;
  7. in tal senso riteniamo necessario individuare nello stesso PO di Ariano Irpino il laboratorio attrezzato in maniera avanzata, nel quale eseguire i suddetti test;
  8. dare piena riattivazione a tutti i reparti del “Frangipane” e a tutte le attività in esse contenute con la riassegnazione delle dotazioni temporaneamente distratte per l’emergenza Covid, e concentrando nella struttura arianese tutte le attività specialistiche così come le spetta per essere sede di DEA di 1° livello e di centro per infarto del miocardio e ictus cerebrale, naturalmente dopo l’esecuzione delle procedure di bonifica e sanificazione degli ambienti,dando costantemente  conto attraverso tutti i canali informativi della sicurezza del presidio;
    nel contempo individuare nel presidio “Criscuoli” di S.Angelo dei Lombardi, un’area con almeno 50 – 60 posti letto per pazienti COVID-19 a medio-bassa intensità di cure, integrando, se necessario, il personale medico, infermieristico e OSS con nuovi inserimenti in servizio;
     
  9. individuare nell’Ospedale di Bisaccia un’area COVID-19 da destinare a pazienti paucisintomatici, ma anche a pazienti in fase di guarigione e bisognosi di ulteriore periodo  di ricovero  ovvero di una fondamentale fase riabilitativa: ad essa potrebbe essere destinato il personale attualmente operante nel PSAUT, eventualmente integrato da qualche ulteriore unità. Nello stesso presidio potranno anche essere individuati spazi da destinare alla “quarantena” di soggetti asintomatici ma positivi al test;
    10.  in questo percorso va , a nostro avviso, tenuto in conto anche il ruolo delle strutture accreditate, che già hanno offerto la propria disponibilità a collaborare. La stessa “Don Gnocchi”, con la sua disponibilità di posti letto attrezzati per pazienti “delicati” potrà, se 
    di necessità, essere utilizzata in caso di particolare “affollamento” di pazienti COVID-19, oltre a continuare a svolgere il suo lavoro di centro riabilitativo, in questo caso indirizzato ai COVID-19 in fase post-patologica.

    Auspichiamo che il buonsenso possa realmente prevalere , consentendo di adottare provvedimenti che vadano nel senso della reale protezione sanitaria a cui la cittadinanza ha diritto.

    Tutti noi siamo impegnati e ci impegneremo ancora di più per sconfiggere questo nemico subdolo e feroce, la crisi coronavirus,  con le armi della tecnologia, ma anche con le armi del lavoro instancabile e del sacrificio personale, come stanno dimostrando le cifre di operatori sanitari colpiti e vittime del virus. Ma  prima o poi questa emergenza finirà, e ci si continuerà ad ammalare prevalentemente di infarto come di ictus o di perforazione gastrica o di traumi o di tante altre patologie. E allora noi vogliamo auspicare che le scelte effettuate non debbano aggiungere, al termine di questa contingenza,  in questo territorio già tanto sofferente una nuova vittima: il diritto alla vita e alla salute , sancito sì dalla Costituzione, ma ancor prima dalla coscienza di chiunque si trovi ad operare nel Sistema-Sanità.

    Come Medici, faremo tutto il nostro possibile, per far sì che ciò non accada !

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