Aste ok, nuova udienza presso il Tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduta dal presidente Roberto Melone, a latere Vincenza Cozzino e Gilda Zarrella, per il processo nato su un nuovo filone d’illeciti che vede protagonista il Clan Partenio.
Il primo atto disposto dal Tribunale di Avellino – solo per questa udienza – è lo stralcio della posizione di Genovese Damiano, difeso di fiducia dagli Avvocati Gerardo Santamaria e Claudio Mauriello. Un ricongiungimento, poi, atteso per la prossima udienza, già calendarizzata per il 23 giugno 2023. Il Pubblico Ministero John Woodcock ha espresso tutte le sue perplessità relativamente all’ordinanza del collegio: “Damiano Genovese rappresenta la genesi di questo processo, la decisione di stralciare – per oggi – la sua posizione metterebbe in serio pericolo il proseguo del dibattimento”.
Con questa decisione, Genovese avrebbe – infatti – l’opportunità di non dare il consenso all’utilizzo delle informazioni acquisite nel corso dell’udienza di oggi e, questo, metterebbe in seria difficoltà anche i difensori di fiducia degli altri imputati. Non a caso, alla lettura dell’ordinanza, il collegio difensivo ha immediatamente chiesto al presidente Melone di rivedere la sua posizione. Il collegio si è chiuso in camera di consiglio e, al rientro in aula, l’ordinanza è stata confermata perchè, a parere del presidente, la stessa non avrebbe pregiudicato in alcun modo le posizioni degli altri imputati e neanche il lavoro dei difensori.
In aula poi è ripreso controesame del teste – il Luogotenente del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino – da parte dei difensori di fiducia degli imputati. Il primo legale a esaminare il militare è l’avvocato Rosaria Vietri, difensore di fiducia di Mario Gisolfi, quest’ultimo accusato di turbativa d’asta per un immobile di Montoro, nonché di associazione di stampo mafioso poiché presunto membro del clan Partenio. Dal controesame condotto dall’avvocato Vietri, è emerso che non risultano intercettazioni tra l’imputato e gli esponenti del clan Partenio.“Gli unici elementi investigativi sono le sommarie informazioni testimoniali. Abbiamo acquisito le documentazioni concernenti le procedure esecutive interessate, ma senza fare ulteriori riscontri”. Incalzato dalle domande dell’avvocato Vietri, il Luogotenente dei carabinieri ha riportato il contenuto di alcune intercettazioni in cui si approfondisce il rapporto della supertestimone con gli altri esecutati, con gli imputati e – soprattutto – la natura del suo interessamento alle aste giudiziarie.
Dopo è stato il turno del controesame dell’avvocato Roberto Saccomanno, difensore di Livia Forte e Modestino Forte. Il Luogotenente, rispondendo alle domande dell’avvocato Saccomanno, ha esposto l’attività d’indagine iniziata nel 2018. Come più volte è stato ribadito in aula, tutto è partito con una intercettazione ambientale. Successivamente, i carabinieri hanno cercato di far luce sul rischio di voto di scambio politico/mafioso nel corso delle elezioni comunali del 2018 ad Avellino ma, poi, è emerso molto altro. La testimonianza, ancora, torna sulla ben nota intercettazione del 30 gennaio del 2019, captata all’interno dell’abitazione di Galdieri Pasquale e in cui si fa riferimento all’accordo intercorso tra gli imputati.
Il carabiniere, ancora, sciorinando il contenuto delle intercettazioni, ribadisce in aula anche la scarsa considerazione che Pasquale Galdieri aveva nei confronti di Livia Forte. Un’opinione, quella registrata nel 2019, in cui si evince che Pasquale Galdieri ritenesse “scorretta” Livia Forte. Un comportamento, quello di Livia Forte, che non soddisfaceva il boss e che ha trovato, in Nicola Galdieri, se vogliamo, un tentativo di “mediazione” tra il fratello maggiore e la “Regina delle aste”: “Teniamocela buona, perché stiamo facendo i soldi”. I
Al tramonto di questo controesame, il Luogotenente ha risposto alle ultime domande dell’avvocato Saccomanno ribadendo, ancora una volta, che Livia Forte e Armando Aprile avevano tutte le possibilità economiche per entrare in possesso degli immobili ma, proprio a seguito dell’attività di turbativa, non era nel loro interesse impadronirsene. Anzi, cercavano proprio di evitare il rischio di acquisire gli immobili.
L’ultimo controesame del giorno è stato quello dell’avvocato Gaetano Aufiero, difensore di fiducia di Nicola Galdieri, Gaetano Dello Russo e Pagano Beniamino. Il Luogotenente ha ribadito all’avvocato Aufiero che – contatti diretti tra Gisolfi Mario e Nicola Galdieri e Carlo Dello Russo – non ci sono stati. Ancora, poi, il penalista ha approfondito con il militare “la genesi” della ricostruzione effettuata dai carabinieri, cercando di chiarire se, quest’ultima, è stata fatta prima o dopo le dichiarazioni della supertestimone alla Guardia di Finanza.In ultimo, in aula si è discusso, anche con toni accesi, della famosa questione relativa ad alcune intercettazioni che riguardavano Pasquale Galdieri e Pagano Beniamino. L’avvocato Aufiero, facendo riferimento alla perizia, ha affermato più volte che, nelle intercettazioni, non ci fosse fedeltà nelle trascrizioni poiché, mentre veniva verbalizzata la parola “cocaina”, la parola effettivamente presente nell’intercettazione – a seguito di analisi peritale – era “guagliona”. Altra contestazione, ancora, era per la trascrizione del nome della moglie di uno degli imputati che, secondo le indagini degli investigatori, avrebbe dovuto ricevere del denaro. Stando a quanto si apprende, il nome che effettivamente emerge dalle intercettazioni non è quello verbalizzato, bensì la sua versione maschile.