Rizieri Buonopane vince la sfida contro Angelo D’Agostino e diviene il primo presidente della provincia di Avellino espressione del Partito democratico. Il complicatissimo sistema elettorale ha restituito una platea di elettori divisa in due, almeno per quanto riguarda il peso ponderato dei voti (in pratica un consigliere comunale di Avellino pesa in termini di consenso quanto due consigli comunali interi di piccoli comuni): 50,50 contro 49,50. Evidente che l’elezione del presidente della provincia, ente oramai privo di funzioni sostanziali, sia stata innanzitutto l’ennesima conta all’interno del centrosinistra e soprattutto dentro al Partito democratico, considerato che quel che rimane del centrodestra ha finito per allearsi senza dichiarazioni ufficiali con l’uno oppure con l’altro dei candidati. A ben vedere è proprio questo il problema irrisolto che ha soprattutto il Pd in Irpinia: un partito diviso in almeno due parti, pronte a tutto pur di vincere. Stavolta ha perso chi aveva più marcatamente trattato con esponenti politici sempre più lontani dal centrosinistra o meglio sempre più vicini al centrodestra. Ma chi oggi ha vinto deve ammettere che vi è uscito perché ha permesso a un’altra fetta di centrodestra di entrare nel Pd.