Volendo ricostruire – anche ai fini della vicenda elettorale in corso – la storia delle pietre laviche impiegate in molte opere avellinesi ho ricercato, sul sito comunale dedicato ai comunicati stampa, quel comunicato di cui il Commissario Priolo aveva disposto la trasmissione in riferimento ad un articolo dal titolo ”Avellino: la pietra lavica di Piazza Libertà è in odore di mafia?” pubblicato da Irpiniaoggi l’8 gennaio 2019.
La ricerca sul sito comunale non ha prodotto alcun risultato nel periodo in cui l’articolo è stato pubblicato ed il comunicato è stato inviato a alla nostra redazione.
Cosa strana è che quel comunicato non reca alcuna data, come non reca data e firma la relazione tecnica che quel comunicato accompagnava.
A voler essere malpensanti sembrerebbe un comunicato stampa destinato solo alla nostra redazione, quasi a tacitare i dubbi inquietanti sollevati.
Nell’articolo si diceva che la ditta fornitrice della pietra lavica di Piazza Libertà era la CALCEM s.r.l. e che tale ditta era stata sottoposta a sequestro di prevenzione il 18.07.2017 dalla DIA di Messina.
Nella replica tecnica comunale ( non datata né firmata da alcuno ) si dice che “agli uffici tecnici comunali non risulta nessuna interdittiva antimafia nei confronti della CALCEM S.r.l., mentre da quanto si apprende dai giornali locali della Città di Messina: “La Dia messinese ha posto i sigilli al patrimonio di un imprenditore vicino alla CALCEM S.r.l., che è stata sottoposta a sequestro di prevenzione il 18 luglio 2017”.
Questa misura inciderebbe sul patrimonio dell’imprenditore messinese (non sull’esercizio dell’attività dell’azienda); l’eventuale sequestro di prevenzione” sarebbe, in ogni caso, successivo alla chiusura dei lavori di Piazza Libertà, intervenuta in data 12 07 2017.
Nella nota si diceva inoltre “che il collaudo amministrativo di Piazza Libertà non è stato ancora terminato dalla Commissione di collaudo, in quanto si attende il rilascio dell’Autorizzazione sismica da parte del Genio Civile di Avellino per la fondazione dell’opera d’arte da installare.”
Su una vicenda così grave ( nel sequestro sono state evidenziate dalla DIA relazioni addirittura con un artificiere della strage di Capaci ) e su date così ravvicinate (il sequestro da parte della DIA di Messina sarebbe avvenuto solo dopo una settimana dalla fine dei lavori della piazza, peraltro non collaudata ) sarebbe stata utile una risposta meno burocratica e formale da parte degli Uffici Comunali che avrebbero dovuto comprendere la gravità dei fatti segnalati.
Come non ricordare che proprio gli stessi stessi uffici comunali trasmisero alla Soprintendenza di Avellino un certificato relativo alla pietra lavica da impiegare in piazza Libertà e che tale certificato ( risalente addirittura al 1995 ) non apparteneva alla ditta che poi ha fornito il materiale?
Fu trasmesso in definitiva alla Soprintendenza un certificato certamente non corrispondente a veridicità e alle norme oggi vigenti in materia.
Non vorrei che al posto della pietra lavica etnea fosse stata fornita pietra di altra provenienza il cui costo è di molto inferiore ( circa un decimo di quella etnea ).
Spero che vi sia qualche Organismo che voglia seriamente continuare ad indagare su questa brutta vicenda. Arch. Claudio Rossano si allega lo strano comunicato stampa comunale e copia del certificato “del secolo scorso “ stranamente trasmesso dal Comune alla Soprintendenza.
Arch. Claudio Rossano