Si è avvalsa della facoltà di non ripondere la 47enne accusata di “maltrattamenti in famiglia”, “lesioni personali aggravate” e “sequestro di persona” nei confronti della figlia. Attualmente, si trova nel carcere di Bellizzi dove oggi si sarebbe dovuto svolgere l’interrogatorio del gip Marcello Rotondi. A causa delle condizioni di salute della 47enne, però, non ha avuto luogo. Avellino Today ha ascoltato l’avvocato difensore.
“La signora non è nelle condizioni psico-fisiche opportune per fare dichiarazioni. Appena si riprenderà chiarirà la sua posizione – afferma il legale difensore della donna, Francesco Bonaiuto – in questo momento deve essere attenzionata da medici e psicologici perchè non sta bene e va curata. La signora ha le sue responsabilità e ne risponderà per quel che ha commesso però le istituzioni sono state assenti”.
Oltre a chiarire la posizione della donna – accusata di maltrattamenti, sequestro di persona e lesioni ai danni della figlia – gli inquirenti stanno cercando di capire anche il ruolo del padre della vittima in questa drammatica vicenda. Per questo motivo, oggi l’uomo è stato interrogato presso il Tribunale di Avellino.
I Carabinieri, nella giornata di sabato 23 aprile, sono intervenuti all’interno dell’abitazione su richiesta della sorella della vittima, rilevando una situazione familiare apparsa sin da subito gravemente compromessa.
Le immediate indagini, svolte dai Carabinieri della Compagnia di Solofra con il supporto di personale specializzato nel contrasto alla violenza di genere e intra-familiare del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, hanno permesso di ricostruire, allo stato delle indagini, una storia di vessazioni e maltrattamenti fisici messi in atto da anni dalla 47enne nei confronti della figlia.
La giovane, infatti, oltre ad aver riferito di ripetute violenze da parte della genitrice, era tenuta legata con una catena a una ringhiera delle scale interne dell’edificio o al proprio letto – e in queste condizioni l’hanno trovata i Carabinieri intervenuti presso l’abitazione ed ha raccontato agli operanti di essere stata costretta a restare chiusa in camera, al buio, in condizioni sanitarie precarie, per giorni interi, mangiando una volta al giorno.