Si è spento a Prato, Eugenio Bersellini, l’ultimo allenatore ad aver guidato l’Avellino in serie A. Aveva 81 anni: era nato a Borgo val di Taro il 10 giugno 1936. Soprannominato “Il Sergente di Ferro”, per il suo carattere inflessibile, in carriera ha vinto anche uno scudetto alla guida dell’Inter nella stagione 1979-1980, oltre ad aver allenato inizialmente il Lecce, poi Como, Torino, Fiorentina, Sampdoria, per ricordare i club più importanti.
Esordì sulla panchina biancoverde il 25 ottobre del 1987 contro il Cesena (1-1 al Partenio), sostituendo Luis Vinicio alla sesta giornata di campionato. Totalizzò 21 dei 23 punti messi assieme da Bertoni e compagni, senza riuscire nell’impresa di salvare l’Avellino alle prese con crisi di risultati e problemi societari.
La sua esperienza alla guida degli irpini fu breve ma intensa. Arrivò ad Avellino in un momento assai delicato, con la società in grossa crisi dopo l’arresto del presidente Graziano, al quale era succeduto il suo “delfino”, il ragioniere Francesco Improta.
Era stato confermato Vinicio alla guida tecnica qando le cose andavano ancora bene. Resosi conto delle difficoltà societarie, “O’ lione” andò via dopo che diversi calciatori erano stati ceduti, come Duirceu e Alessio. Erano invece arrivati Anastopoulos, Gazzaneo, Sormani, Francioso coi quali Vinicio non avrebbe saputo cosa fare. Perciò si dimise. lasciando la squadra all’ultimo posto, con solo 2 punti in classifica dopo 5 partite.
Fu chiamato Bersellini, reduce da un’annata con la Fiorentina. Non riuscì a modificare l’andamento zoppicante dell’Avellino tanto che la squadra irpina chiuse con 7 punti all’attivo, un disastro.
La mano di Bersellini cominciò a vedersi nel girone di ritorno, con un recupero prodigioso in classifica attraverso un’ottima serie di risultati. Era l’anno in cui retrocedevano solo due squadre, per la riforma dei campionati, ed unaera praticamentre spacciata da tempo: l’Empoli.
C’era una sola retrocessione e l’Avellino provò ad evitarla: nelle giornate finali vinse lo scontro diretto contro Pisa lasciando finalmente il penultimo posto, per la prima volta in quella stagione. Fu sconfitto dall’Ascoli nel turno succesivo ma ottenne una preziosa vittoria nella penultima guiornata contro l’Empoli. Restava da giocare l’ultima partita, in programma a Milano contro l’Inter: i nerazzurri giocavano per conquistare un posto in Uefa, l’Avellino per la salvezza.
Bersellini giocava praticamente in casa per essere stato cinque anni alla guida dei nerazzurri, lasciando un ottimo ricordo.
C’erano migliaia di tifosi irpini sugli spalti per quella gara decisiva. Finì 1-1 (gol di Minaudo e pareggio irpino ad opera di Gazzaneo) dopo che Bertoni nel finale aveva colpito una traversa. Poteva essere il gol della vittoria e della salvezza. Invece con quel pareggio e il contemporaneo successo del Pisa sul Torino (2-0) l’Avellino finì in serie B insieme all’Empoli lasciando la massima divisione dopo dieci anni di onorata presenza. IlMilan vinse lo scudetto.
Ad Eugenio Bersellini i risultatidi quel finale di campionato proprio andarono giù. Più volte, negli anni successivi, ricordando quell’infelice epilogo, ricordò: “Accaddero cose incredibili in quel finale di stagione, noi eravamouna squadra senza l’appoggio di una società forte perciò…chi vuole capire, capisca”, si limitò a dire conla sua consueta signorilità. Addio, mister