Il 23 novembre 1980, alle ore 19.34, la terra tremò per un minuto e venti interminabili secondi. Il terribile terremoto, con epicentro in Irpinia di magnitudo 6.9 (pari al decimo grado della scala Mercalli), secondo le stime più accreditate causò 2.570 morti (2.914, secondo altre fonti), 8.848 feriti e circa 300mila sfollati. Un sisma che sconvolse la realtà di una provincia e non solo. Una ferita ancora aperta, che nemmeno il tempo potrà mai rimarginare.
Oggi la città di Avellino si è riunita in un commovente tributo per onorare le vite perdute e ricordare gli eventi drammatici di quel giorno. La Cattedrale del capoluogo ha accolto i partecipanti per una solenne Santa Messa, offrendo un momento di riflessione e preghiera per le vittime e le loro famiglie .Successivamente, la piazza 23 Novembre 1980 è stata il luogo simbolico per la deposizione della corona commemorativa. Un gesto di profondo rispetto e memoria, nel ricordare il passato e nell’esprimere solidarietà verso coloro che hanno vissuto la tragedia.
“Oggi è una giornata di tristezza, giornata del ricordo e anche della commozione, oltre che della consapevolezza, ma credo che ognuno debba farlo nel proprio cuore”, ha dichiarato il sindaco di Avellino, Gianluca Festa.
“Stamattina abbiamo partecipato alla celebrazione eucaristica, abbiamo anche deposto una corona per il terremoto e in qualche modo è un ricordo che è dentro di noi. Io ho una memoria perfetta di quella sera: ero – racconta Festa – al sesto piano di Via Piave, ricordo che mio padre mi prese sulle spalle e corremmo giù per le scale. Ricordo i lampadari che oscillavano, ricordo l’incertezza della gente, la paura, i volti insicuri. Non si capiva cosa stesse accadendo, probabilmente si temeva il peggio, ma non si capiva realmente cosa stesse accadendo. Tuttavia, ricordo anche i giorni successivi.
“Certamente ci sono persone che – aggiunge il sindaco – hanno pagato per colpe non loro, innocenti che sono morti, che hanno perso la vita, famiglie intere che sono scomparse, persone che hanno perso i loro cari. La consapevolezza è quella di un popolo che ce l’ha fatta, che si è rialzato, che ha avuto la voglia, la forza di farlo, e ci è riuscito. C’è anche la consapevolezza che doveva fare ancora tanto. Tra i miei obiettivi, come voi sapete, ho immaginato non solo di cancellare quelle ferite del passato, cosa che stiamo facendo, ma anche di eliminare i prefabbricati pesanti. È una vergogna vedere ancora, dopo 43 anni, persone che abitano in quei prefabbricati che avrebbero dovuto avere una vita migliore. Questa è una pagina buia, bisogna essere consapevoli anche di questo, ma altrettanto consapevoli del fatto che lo stiamo facendo concretamente. C’è stato chi non l’ha fatto, ma lo stiamo facendo. Ancora dobbiamo completare, ma questa è la buona notizia”, conclude il primo cittadino.
“Credo che il valore della memoria, specialmente in questo territorio, resti indelebile e venga tramandato”, ha aggiunto il Prefetto di Avellino, Paola Spena. “Devo dire che il mio primo pensiero va ai familiari di quelle numerose vittime. Il ricordo più tremendo, a mio avviso, è legato all’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi, con bambini che avevano riempito di gioia i loro genitori al mattino e che, la sera stessa, non c’erano più. Questo, secondo me, è un ricordo indelebile e viene trasmesso anche alle nuove generazioni. L’importante è che si diffonda anche la cultura della prevenzione, in particolare riguardo ai rischi sempre presenti”.