C’è una perfetta organizzazione alle spalle dei truffatori che mettono a segno colpi ai danni di anziani. Ora i Carabinieri puntano a smascherare i (le) complici, i (le) basisti. Che possono essere uomini ma soprattutto donne.
Persone che “passano” informazioni dietro compenso che può essere un regalo (solitamente un telefonino, un vestito, un profumo importante) non necessariamente soldi.
Chi fornisce le dettagliate informazioni ai furfanti che approfittano della fragilità degli anziani, se non coloro che conoscono perfettamente le abitudini di queste persone?
Chi suggerisce ai malviventi il “modus operandi” e quali argomenti toccare per arrivare al sentimento, al cuore dell’anziano da truffare? Il nome del familiare più caro e per il quale si getterebbe nel fuoco pur di alleviarne le sofferenze o risolvere un problema.
Durante l’interrogatorio al quale sono stati sottoposti i due malviventi arrestati e che saranno processati domani mattina per direttissima (LEGGI QUI), sono emersi numerosi particolari definiti “di indubbio interesse” da parte dei Carabinieri.
Anche nella vettura dei due napoletani (uomini di 22 e 51 anni) sono stati rinvenuti fogli con appunti che svelerebbero come vengono compiute le fasi preliminari della truffa.
Si parte dal contatto telefonico per arrivare all’incontro diretto per ricevere denaro dall’anziano/a da truffare.
In un block notes gli investigatori avrebbero rinvenuto le generalità di potenziali “clienti”, donne anziane da truffare, ma anche uomini, con la precisa indicazione della loro età, le abitudini, i nomi dei figli, dei nipoti, delle nuore e dei generi, l’attività svolta da ciascuno di questi familiari, le autovetture possedute, gli orari di lavoro e quelli delle possibili visite al familiare anziano, anche i cognomi dei vicini o del salumiere o fruttivendolo di fiduca della potenziale vittima. Ciò per creare un colloquio cordiale e, sotto certi aspetti, familiare.
E poi l’indicazione anche degli orari migliori per effettuare la telefonata, possibilmente quando l’anziano (o l’anziana) è solo in casa, senza il supporto di familiari o della eventuale badante che potrebbero intervenire durante il colloquio telefonico e rendersi conto di cosa si tratti.
Sempre che qualcuno in casa non sia addirittura complice dei truffatori. “Una ipotesi da non escludere”, sottolineano gli investigatori che invitano le persone anziane a chiamare subito il 112 in caso di sospetto.
Uno screening perfetto che solo un (una) complice può fornire, ovviamente dietro ricompensa a truffa compiuta.
Dall’esame dei tabulati dei numeri dei cellulari in possesso ai due truffatori, inoltre, i carabinieri sarebbero al lavoro per individuare persone contattate dagli arrestati e che potrebbero essere proprio i (le) basisti da cui i napoletani avrebbero attinto preziose informazioni utili per mettere a segno i colpi.
Ascoltando le testimonianze di persone truffate, sarebbe emerso, ad esempio, che a una donna di 89 anni era stato telefonicamente comunicato che il genero (di cui l’interlocutore conosceva perfettamente il nome, il tipo di auto posseduta e il lavoro svolto) aveva fatto un incidente.
Il tizio a telefono raccontava che si trovava in ospedale con il familiare dell’anziana il quale gli aveva chiesto di fare quella telefonata.
Addirittura l’interlocutore avrebbe fatto ascoltare (sicuramente registrati) rumori di fondo di sirene, insistendo che era in ospedale (“Sentite le autoambulanze?”, domandava) proprio con il genero della signora alla quale veniva chiesto di mandare subito i soldi per sistemare una grave situazione.
E la donna anziana, impaurita, avrebbe subito accettato la generosa offerta: “Signora, se non poteve venire a portare subito i soldi, non vi preoccupate, ora vengo io e li porto a G. che deve risarcire la signora alla quale ha spezzato una gamba con l’incidente”.
Solo una persona “informata sui fatti di casa”, fatti suggeriti da chi quella casa frequenta, può conoscere esattamente nomi e situazioni: questo il convincimento dei Carabinieri che vogliono ampliare il raggio di azione delle indagini e risalire a chi si rende complice di reati odiosi quali sono sicuramente le truffe alle persone anziane.
Ci sarebbero, infine, filmati effettuati, ad Avellino centro, nelle zone di ritrovo di persone che accudiscono gli anziani, nei giorni e negli orari di libertà, in cui si vedrebbero tali persone e diversi uomini colloquiare e stilare appunti: qualcuno degli uomini nelle immagini potrebbe essere uno dei due truffatori arrestati. E le donne con cui costoro si intrattengono a colloquio potrebbero essere preziosi basisti per mettere a segno le truffe agli anziani.
L’auspicio è che vengano inflitte severe condanne nei confronti degli autori di simili reati. Altrimenti saranno di nuovo all’opera