Una provincia ai play out

Politica e sport sono sempre andati di pari passo nella vita della provincia di Avellino. Accadde negli anni d’oro della serie A di calcio che coincisero con l’altrettanto straordinaria parabola politica dei leader democristiani irpini. È accaduto nei tempi più recenti dei 20 anni di serie A del basket. La storia si ripete purtroppo anche nella cattiva sorte: mentre le maggiori società sportive sono ai minimi storici della loro militanza, altrettanto accade per la classe politica che in questi giorni fa i conti con la rovinosa caduta del castello di annunci e promesse.

Il (probabile) fallimento più eclatante riguarda la piattaforma logistica di valle Ufita. Lo scalo merci che dovrebbe (ma sarebbe già meglio dire avrebbe dovuto) essere l’unica opera finanziata per l’Irpinia con il Pnrr non si farà. Perchè a dispetto di annunci, passerelle e promesse, nessuno ha mai redatto un progetto esecutivo, documento fondamentale per chiedere e ottenere soldi. In realtà sia alla regione di centrosinistra (che non ha mai inserito il progetto nell’elenco delle sue opere di interesse) che al governo di centrodestra (che si guarda bene dal correggere questo errore) importa  poco o nulla investire soldi per un territorio che dopo decenni ha una popolazione inferiore ai 400mila abitanti, e che non riesce neanche ad avere una squadra di amministratori e politici in grado di giocare dignitosamente una partita. Provoca rabbia il comportamento di un presidente di regione che ha persino ricevuto la cittadinanza onoraria del comune di Francesco de Sanctis. Ma suscitano ilarità  gli annunci del leader provinciale della Lega nonché sindaco di Cassano, che promette niente di meno che la costruzione dell’Ofantina ter.

Ci sarebbe anche la questione rifiuti, con l’imbarazzante gestione almeno sul piano politico e comunicativo della vicenda da parte del presidente della provincia e del presidente del consorzio Ato, anch’essi entrambi sindaci di importanti comuni irpini. Se il calcio può ancora sperare di potere salvare la categoria contando sui mancati risultati delle dirette concorrenti, la classe politica irpina non può neanche permettersi questo lusso: gli altri territori possono contare su parlamentari e consiglieri regionali meno interessati a comunicati e interviste, ma molto più efficienti nell’ottenere risultati. L’Irpinia somiglia sempre più allo stadio Partenio: un vecchio teatro di fastose battaglie del passato,  ridotto a campo di periferia dove si agitano davanti a sempre meno persone  mediocri giocatori che provano senza successo a imitare i grandi di un tempo, perdendo una ad una tutte le partite che annunciano di giocare e vincere chissà come.

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