Avevano sottratto, con artifizi e raggiri, circa un milione di euro, lascito ereditario ricevuto da due persone di Livorno, madre (invalida civile al 100%) e figlio. Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Livorno, su ordine della Procura della Repubblica,hanno dato perciò esecuzione ad un decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale, Dott.Marco Sacquegna finalizzato al sequestro preventivo di beni mobili ed immobili, collegato a fatti di truffa aggravata e riciclaggio di capitali illeciti, commessi da due soggetti, finti promotori finanziari, originari e residenti ad Avellino (padre e figlio).
Le indagini hanno avuto origine a seguito di una denuncia/querela presentata, nella primavera del 2016, dalle due persone truffate che nel 2014, dopo la morte di un parente, erano state avvicinate da uno degli indagati (il padre, tale A.A., di anni 58 da Avellino e il figlio tale G.A., di anni 27) presentatosi quale titolare di una società romana operante nel settore del factoring (nel 2016, con un volume d’affari di 30mila euro); allettati da facili guadagni, le vittime affidavano una prima tranche dell’eredità, pari a 30mila euro, alla società romana ad essa trasferita tramite un soggetto giuridico livornese (operante nel settore della compravendita immobiliare comunque riconducibile all’indagato) dietro la promessa di una rendita, che effettivamente percepivano, da aprile a ottobre 2015, per 210 euro al mese.
Tenuto conto dell’alta redditività ottenuta, veniva incrementata la misura del (presunto)investimento con la consegna di altri quattro assegni, per l’importo di 430mila euro,a fronte del quale la rendita mensile corrisposta aumentava fino ad euro 3.133. Nel febbraio del 2016, consegnavano ad A.A. altri assegni per 397.000 euro, giungendo, quindi alla consegna complessiva di euro 977.000.
Dopo questa ultima tranche, dal mese di marzo 2016, veniva interrotto l‘accredito della rendita e A.A.si rendeva completamente irreperibile; anzi, inviava un messaggio augurale per la Pasqua del 2016 alle vittime al quale allegava una fotografia che lo ritraeva insieme con la famiglia mentre era intento a brindare allegramente in un rifugio di una località montana.
Le successive investigazioni di polizia giudiziaria hanno confermato l’ipotesi della truffa aggravata, atteso che nessuna somma di denaro ricevuta è stata di fatto impiegata in investimenti od operazioni finanziarie nell’interesse dei clienti.
Peraltro, in ragione della sussistenza di tali circostanze aggravanti, il GIP ha ritenuto ininfluente, sulla procedibilità dell’azione penale, l’intervenuta remissione di querela da parte delle vittime, avvenuta il mese scorso; le stesse, infatti, sono state riavvicinate da A.A., dopo che questi era venuto a conoscenza dell’esistenza di indagini a suo carico da parte dell’Autorità Giudiziaria livornese, promettendo loro la restituzione delle somme rateizzata nel tempo.
Alla luce di quanto sopra, in sede di esecuzione del provvedimento cautelare, i militari della Sezione di p.g. della Guardia di Finanza, hanno individuato i beni riconducibili agli indagati, sottoponendo a vincolo cautelativo 19 unità immobiliari (di cui n. 10 appartamenti, 7 garage e 2 negozi) e 8 terreni, ubicati prevalentemente in provincia di Avellino sino all’importo di 947 mila euro. Contestualmente, sono state eseguite perquisizioni domiciliari presso la residenza degli indagati e delle società loro riconducibili.