AVELLINO BASKET – In una Scandone che ha ritrovato il sorriso a Reggio Emilia, dopo il momento negativo con le cinque sconfitte di fila, c’è un “simbolo silenzioso”. Un giocatore capace di trasmettere il senso di appartenenza al resto della squadra: Salvatore Parlato. 31 anni è l’unico avellinese presente in organico. Rientrato alla base nella passata stagione, dopo l’esperienza di Scafati, in questa stagione si è tolto anche qualche soddisfazione in Coppa. Carica, scuote, incita, plaude i compagni dalla panchina. E non lo fa solo nei momenti di sofferenza. Il “Clochard” ha fatto capire a tutti cosa vuol dire avere il Dna irpino, cosa significa indossare quella canotta biancoverde. Anche oggi è stato il primo a festeggiare nello spogliaotio dopo la vittoria al cardiopalma del PalaBigi. Un successo fondamentale, punti che possono far capire dove potrà arrivare questa Scandone. Lui, il Salvatore avellinese forse non darà mai un grosso contributo in termini di punti, ma fa gruppo. E per vincere, per ottenere risultati importanti c’è bisogno dell’unità. Di quella compattezza che potrà permettere all’Avellino della palla a spicchi di sognare fino alla fine.