AVELLINO – È un momento delicatissimo per l’Avellino di Massimo Rastelli. Dopo il k.o. di misura contro la Fidelis Andria i biancoverdi si giocano la permanenza in Lega Pro all’ultima giornata. Una situazione davvero paradossale che, statistiche alla mano, non accadeva dalla stagione 2017-2018. In quell’annata lupi blindarono la salvezza in Serie B nel rocambolesco due a uno di Terni. Decisive le reti di Matteo Ardemagni e del solito, instancabile, Gigi Castaldo. Proprio l’ex numero dieci dei lupi è intervenuto ai nostri microfoni per analizzare il momento delicato in casa biancoverde.
«Nell’Avellino di Castaldo, D’Angelo e Arini abbiamo sempre, e dico sempre, raggiunto gli obiettivi prefissati». Diretto, senza grossi giri di parole. Nel suo stile, insomma, Gigi Castaldo. «A Terni quella squadra era stata costruita per salvarsi e ci riuscimmo. Diverso è il caso di questo Avellino che è stato costruito per avere almeno 20 punti in più ma si ritrova in una situazione molto delicata. Ho visto tante partite e non ho mai avuto l’impressione che l’Avellino potesse essere la squadra da battere»
«Avellino ai play-out? Sarebbe uno scandalo»
Accantonando il diario dei ricordi e tornando alla stretta attualità, l’ex attaccante ha analizzato la sfida di domenica: «Contro il Monterosi è come una finale. È la partita dell’anno, vale come una promozione. Bisogna assolutamente vincere. È stata costruita una squadra per altri obiettivi però abbiamo visto che la Serie C è sempre un campionato difficile».
Lecito chiedersi come si prepara una sfida così delicata sapendo che l’annata è stata un fallimento. «La partita si prepara da sola. Giorno dopo giorno cresce la tensione e la carica. Quando entri in campo e vedi il Partenio pieno viene tutto in automatico. Sono dell’idea che sarà comunque un fallimento per l’Avellino. Almeno dopo il triplice fischio. A mente fredda si dovrà discutere di questa debacle sportiva. È stata un’annata disastrosa. Basti pensare che ci sono squadre che parteciperanno ai play-off che hanno speso un quarto rispetto all’Avellino. Pensiamo a vincerla perché equivale a vincere un campionato. Non voglio nemmeno pensare ad un play-out. Sarebbe uno scandalo per i lupi».
«Per giocare ad Avellino ci vuole personalità, specie nei momenti difficili»
Una finale dunque. Una finale da non sbagliare. Come del resto lo era la sfida del “Degli Ulivi” dove si è assistito all’ennesima prestazione incolore dei lupi. «È difficile capire cosa non vada in questo Avellino perché sono dinamiche che la squadra vive all’interno dello spogliatoio – ha ammesso Castaldo – come ho sempre detto, giocare ad Avellino è diverso. Ci vuole personalità, specie nei momenti difficili. Posso ricordare i nostri momenti. Abbiamo sempre avuto una squadra di grandissima personalità e senso di appartenenza. Ci tenevamo tutti a fare bene. Ad inizio stagione ho detto che l’Avellino non era la squadra più forte. Ho sempre visto Catanzaro e Crotone più in alto ma nessuno si aspettava ci si giocasse la salvezza all’ultima giornata. Si sono spesi tantissimi soldi ma adesso non conta parlare di chi ha sbagliato. È fondamentale restare in questa categoria per poi programmare un’altra stagione».
Programmare. Una parola forse sconosciuta alla società biancoverde che si accinge all’ennesima rivoluzione estiva. «I contratti potrebbero essere un fattore critico perché è difficile privarsi di tanti calciatori. Per l’Avellino sarà un duro lavoro. Il Direttore De Vito, come il mister, è una persona competente. Andrà analizzato come ha operato e in quali condizioni. In estate è arrivato l’attaccante (Marcello Trotta, ndr), all’ultimo, e una squadra che punta a vincere un campionato non può ridursi all’ultimo giorno di calciomercato. Capisco la situazione perché il direttore aveva dei calciatori da cedere, come Maniero. Si può ripartire alla grande. Il consiglio che posso dare è quello di ripartire in silenzio, senza fare chiacchiere da tifosi. Ci vuole umiltà senza prendere in giro la piazza che meriterebbe una squadra come il Catanzaro».
«Inutile dare percentuali perché la colpa è di tutti, tranne dei tifosi»
Evitare proclami quindi, eppure sembrerebbe regnare il caos in casa biancoverde. Ad essere completamente allo sbando sembrerebbe proprio mister Massimo Rastelli che nelle ultime settimane sembrerebbe essersi convertito a statista con percentuali alquanto discutibili. «Il mister è un allenatore importante, una persona importante – ha detto Castaldo – quando le cose vanno male la colpa è di tutti. Non bisogna dare assolutamente percentuali. Quando si fallisce la colpa è di tutti: società, squadra e staff. Come quando ci salvammo a Terni e l’anno prima col Latina in casa. Il merito fu di tutti. Quando si sbaglia, gli errori vanno divisi in parti uguali tra società e chi scende in campo. Gli unici a non avere colpe sono i tifosi. Mi piange il cuore vedere ancora una tifoseria del genere in Lega Pro. È davvero una cosa orrenda».
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