E dopo che il Bari capolista non è scivolato sulla buccia di banana, regolando il Latina al San Nicola e portandosi a +12 sui Lupi, per l’Avellino quello che era già imperativo diventa inevitabilmente categorico: vincere a Torre del Greco per dare ancora un senso importante ad una stagione magari da far svoltare lunedì 6 dicembre grazie allo scontro diretto casalingo proprio contro la lepre pugliese.
Ovvio, non sarà facile. La Turris vola, ha un attacco veloce e concreto, ma la squadra di Piero Braglia non può e non deve cedere a un atteggiamento remissivo, che sarebbe fatale. Piuttosto, solidità e cinismo. Più la qualità dei singoli, se proprio non ci si arriva con un gioco sempre esitante. E magari sfruttare il campo pesante e il tempo da lupi per raffreddare i bollori dei ragazzotti di Caneo.
Per affrontare i quali, Piero Braglia sfoglierà la margherita fino all’ultimo: 4-2-3-1 di continuità e personalità oppure 3-4-3 a specchio frutto di realismo e pragmatismo. In tema di modulo è ballottaggio Micovschi-Bove, mentre in mediana toccherà a uno tra Matera e De Francesco.
Quasi 350 i tifosi biancoverdi al seguito, in tribuna anche Francesco Ghirelli. La posta in palio è altissima: credibilità, morale, ambiente, corsa al sogno primo posto e con ogni probabilità il futuro stesso di Braglia in Irpinia. Gara per cuori forti, insomma. Gara da guai ai vinti. E da ora o mai più.