Avellino-Taranto, partita a scacchi per un Braglia dal dente avvelenato

di Dino Manganiello

Avellino-Taranto è se vogliamo una classica del calcio meridionale. Questa sfida in Irpinia è andata in scena ben 23volte (2 in coppa Italia) con i Lupi che l’hanno spuntata in 15 occasioni a fronte di 6 pareggi ed appena 2 ko. Primo incrocio nel 1951 (contro l’Arsenal Taranto), finì 5-1, ultimo confronto il 7 maggio 2012 e fu sconfitta per i biancoverdi per 2-1 con inutile rete del vantaggio siglata da Zigoni.

Tra le curiosità, quella più piccante riguarda Piero Braglia, ex di turno insieme a Pacilli e Zullo. L’attuale tecnico dell’Avellino (che contro i rossoblu ha vinto 3 volte, perso in altrettante occasioni e pareggiato 4 gare) approdò a Taranto nell’estate del 2009 ma dopo appena 5 giornate di campionato fu silurato dall’allora presidente dei pugliesi, Vincenzo D’Addario. Il tutto al culmine di tre mesi vissuti tra accuse, polemiche e ripicche. Fatale l’addio al veleno e durissime le parole di Braglia in occasione dell’incrocio nella stagione successiva con la sua Juve Stabia (che andò il B).

Insomma, uno stimolo in più che l’allenatore toscano immaginiamo proverà a trasferire ai suoi a poche ore dalla sfida a un avversario da prendere con le molle. Il Taranto viene infatti dalla vittoria per 2-1 in casa con il Potenza e da 3 risultati utili di fila con 7 punti conquistati. Ha perso solo a Catanzaro (3-0) nelle ultime 8 partite (l’altro ko a Pagani). Ruolino di marcia generale di 5 successi, 5 pareggi e 2 sconfitte, terza miglior difesa con 9 gol subiti, dietro solo ad Avellino e Catanzaro. Occhio poi: solo 3 gol realizzati fuori casa, terzo peggior attacco esterno del girone, ma il Taranto ha spesso giocato bene in trasferta ad onta del risultato. In più, da qualche giornata il tecnico Laterza ha virato sul 4-2-3-1. Guarda un po’, quello usato dai Lupi a Palermo. Moduli speculari a confronto, quindi. E partita a scacchi in vista.

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