E sono sette. Termina con la vittoria della Frata Nardò per 73-67 la gara giocata dalla Scandone nel palazzetto deserto.
E il coach De Gennaro a tal proposito si è lamentato, affermando: «Avevamo bisogno del pubblico».
Una scusa inopportuna, considerando le rigide disposizioni in materia di prevenzione sanitarie, sapendo per primo che la sua squadra, pure con un palazzetto gremito fino all’inverosimile, avrebbe rimediato egualmente questa settima sconfitta, in virtù della penosa esibizione di una squadra costruita in fretta e senza soldi, il cui valore è noto all’allenatore, alla dirigenza e ai tifosi.
E’ l’ennesimo regalo della gestione De Cesare-Mauriello che fortunatamente si è evitata per il calcio Avellino, destinato alla stessa sorte se non fossero intervenuti fatti nuovi.
Invece di accampare scusanti del genere, ci sarebbe da alzare la mano e chiedere scusa, dopo essersi adeguatamente vergognati per quanto si sta facendo, sperando che questo calvario finisca presto in un campionato in cui il nome di Avellino viene calpestato e deriso.
Nella nota ufficiale diffusa di quel che resta della gloriosa società di basket si legge il seguente commento di coach Gianluca De Gennaro: «Partita dai due volti. Purtroppo nel primo e nel terzo quarto, che dovrebbero essere quelli in cui giochiamo con più energia visto che veniamo dal riscaldamento e dal riposo, entriamo in campo senza la giusta concentrazione e non riesco a spiegarmelo. Poi nel secondo e quarto giochiamo, c’è reazione, c’è difesa, c’è più aggressività, facciamo le cose per bene anche in attacco, muoviamo di più la palla. Purtroppo siamo a commentare ancora una sconfitta che stasera, sinceramente, non mi aspettavo».
Dipenderà magari dal fatto che ha a disposizione una rosa scadente? Perchè la bravura di chi la gestisce non va messa in dubbio.
Poi la chicca e la bacchettata – da parte del coach – a chi ha preso decisioni a tutela della salute della gente: «Avevamo bisogno del nostro pubblico, quindi secondo me è stato uno sbaglio far giocare le partite a porte chiuse, sarebbe stato meglio continuare la sospensione in attesa che si risolvesse l’emergenza legata al Coronavirus».
Se non era d’accordo che le disposizioni federali, la Scandone poteva attuare autonomamente la sospensione, senza giocare la partita, tanto avrebbe perso egualmente, aggiungendo semplicemente una sanzione alla sconfitta a tavolino, probabilmente meno mortificante.
E’ tutta questione di regole da rispettare e di scelte da attuare. Le parole servono a niente. Specialmente quando si offre una considerazione del genere: «C’è qualcosa che non va. Dobbiamo cercare di capire cosa ».
Siamo ancora a questo?
Infine le frasi della speranza offerte da De Gennaro sono state: «Dobbiamo crederci fino alla fine, non è assolutamente finita, abbiamo ancora altre partite da giocare, dobbiamo rimanere uniti, allenarci e lottare
fino alla fine, con la speranza di andare a giocarci il tutto e per tutto ai play-out».
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