In estate il plenipotenziario diretore sportivo Salvatore Di Somma decide di non ingaggiare l’allenatore Ezio Capuano (scelto dalla famiglia Mauriello) perchè i tifosi gli avevano detto chiaro e tondo di affidare l’Avellino a qualsiasi allenatore ad eccezione del “Mourinho in miniatura”.
Il ds Di Somma aveva rispettato la volontà dei tifosi guadagnando considerazione e stima tra gli stessi sostenitori dell’Avellino.
Dopo avere spiegato ad Ezio Capuano i motivi del suo dietrofront, aveva affidato la squadra a Giovanni Ignoffo. Il quale ha ottenuto 10 punti in 9 partite, in perfetta media salvezza con una squadra composta da elementi assai mediocri, costruita con quello che passava il convento.
La classifica però non è piaciuta alla società che, pure navigando a vista e con scarse risorse economiche, ha voluto cambiare guida tecnica.
A causa dei risultati ritenuti insoddisfacenti dalla società, il presidente Claudio Mauriello si è trovato dinanzi a un bivio: licenziare il direttore sportivo Di Somma che aveva voluto l’allenatore Ignoffo, oppure salvare Di Somma e licenziare il tecnico all’esordio in Lega Pro.
Qualche soggetto assai ascoltato dalla famiglia Mauriello ha difeso a spada tratta Di Somma facendo così propendere la decisione verso il siluramento di Ignoffo, avvenuto peraltro in modo assai scorretto, senza tatto nè una comunicazione diretta al tecnico esonerato.
Alla fine il presidente ha scelto di sacrificare il tecnico dando disposizione a Salvatore Di Somma di affidare la squadra a Capuano, anche per un rapporto di stretta amicizia esistente tra la famiglia Mauriello e quella dell’allenatore, con una storia di lontane parentele che si snodano nei territori a confine tra l’alta Irpinia e Sant’Andrea di Conza, Morra dè Sanctis e Pescopagano.
Agli occhi dei tifosi, dunque, Di Somma ha tradito la promessa fatta in estate, assumendo Capuano e facendo così una doppia brutta figura.
La prima, nei confronti dei tifosi: se non era d’accordo con il suo presidente, poteva dimettersi e sarebbe divenuto un idolo. Perchè uno come Di Somma può anche rinunciare a qualche stipendio in nome della parole d’onore, della dignità e del conto in banca.
La seconda figuraccia il 71enne direttore sportivo l’ha fatta nei confronti di Capuano al quale ne disse di tutti i colori a luglio (ci sono gli archivi dei giornali e le registrazioni) e ora se lo coccola come un bambino dimostrando pure in questo caso scarsa coerenza.
Chi ha invece dimostrato coerenza e dignità è quella parte della tifoseria che non ha accettato questo teatrino ed ha dedicato altri striscioni, questa sera, dopo il primo realizzato ieri sera.
Proprio quelli che Di Somma voleva evitare in estate.
“Di Somma infame” si legge in uno striscione e “Capuano bastardo” in un altro pure esposto dinanzi allo stadio. Sono gli slogan scritti che diventeranno orali domani al Partenio dove si prevede un’aspra contestazione nei confronti di tutti i protagonisti di questa commedia che non fa assolutamente divertire.