Avellino, caos societario. Reale o mediatico?

Calcio e basket a braccetto, nel bene ma soprattutto nel male. E dopo quella della Scandone, esplode la “bomba” dell’Avellino. Una bomba mediatica, innescata attraverso quanto pubblicato questa mattina da un giornale che ha riportato indiscrezioni provenienti dall’interno della società.
E per fare sapere che tre soci (Marco Cipriano, Sergio Contino e Igino Iacovacci) stanno per dimettersi facendo cadere il consiglio per cui si renderebbe necessario ricostituire il nuovo consiglio di amministrazione in seguito ad apposita convocazione. I tre signori in questione ieri sera avrebbero già fatto partire le raccomandate, per cui ci sarebbe davvero poco da smentire, se non fare sparire le tre missive e confermare, così, che quanto riportato dal giornale è pura invenzione. Ma un giornalista difficilmente può riportare dati così dettagliati come quelli apparsi questa mattina, se non forniti da qualche gola profonda che è all’interno o perlomeno vicinissima alla società.
STRATEGIA – Secondo tali indiscrezioni, i tre soci dimissionari richiederebbero la convocazione di una assemblea dei soci per provvedere alla ridistribuzione delle cariche sociali, ricostituendo un nuovo consiglio di amministrazione del quale i suddetti dimissionari farebbero certamente parte. Insomma, la mossa servirebbe per arrivare alla resa dei conti, dopo un periodo di note beghe interne dettate più da astio personale che da dissapori circa la conduzione societaria. Insomma, c’è il rischio che il calcio riviva una nuova pagina difficile della sua vita societaria per motivi che esulano da risultati della squadra, dalla solidità economica societaria. E c’è un rischio ancora maggiore che è quello di dovere rimpiangere addirittura chi ha fatto fallire il glorioso sodalizio calcistico.
DISORIENTAMENTO – La tifoseria appare ovviamente disorientata rispetto a quanto sta avvenendo da tempo. Perché quanto emerso adesso, non è altro che una situazione che va avanti da tempo. Chi è vicino all’AS Avellino lo sa benissimo che c’è una spaccatura all’interno del sodalizio calcistico. Eppure un anno fa, di questi tempi, c’era una situazione di eccellente unità di intenti tra quei dirigenti che avevano fatto risorgere, seppure attraverso la serie D, l’Avellino seppure con denominazione diversa, azzerando il passato. Una società dilettantistica con un modo di fare professionistico, mentre quella attuale appare una società professionistica solo perché milita in una categoria della Lega Pro. Cosa è avvenuto? Molti lo sanno benissimo, per altri ci sarà modo e tempo per spiegarlo anche se l’impressione reale è che molta gente non voglia più saperne di tante beghe personali.
FUTURO – Quello ipotizzato dalle rivelazioni mediatiche lascerebbe presagire un sodalizio nuovo, forte, solido, con l’uscita di scena della famiglia Taccone che detiene attualmente il 28 per cento del pacchetto azionario e l’ingresso contestuale in società dell’imprenditore D’Agostino il quale, sempre secondo le indiscrezioni mediatiche, avrebbe posto quale unica condizione per il suo ingresso in società quello dell’uscita della famiglia Taccone. Si arriverebbe così a una società composta dai promotori dell’iniziativa: resterebbero a fare parte della società i presunti dimissionari (c’è da verificare se effettivamente hanno inviato le raccomandate oppure se è tutta invenzione del giornalista) Contino, Cipriano e Iacovacci, oltre ai soci Cece e Mazzariello che detengono quote minori, in più l’ipotetico nuovo socio D’Agostino. Resterebbero fuori Renato Rodomonti, che è stato il promotore della rinascita del calcio ad Avellino e che difficilmente si ritroverebbe in una situazione del genere, nonché la famiglia Taccone.
QUESITO – E’ realistica una ipotesi del genere o fantacalcio? Qualcosa di più si saprà dopo la conferenza stampa in programma alle ore 15 presso la sala riunioni della clinica Santa Rita di Atripalda (di cui la famiglia Taccone è azionista), sede opportunamente scelta per restare lontano dal campo e dalle vicende legate ai risultati della squadra. Ma qualche altro quesito sorge spontaneo: era proprio il caso di dare vita a una iniziativa del genere (sempre che non venga smentita coi fatti) alla vigilia di una partita delicata come quella di Campobasso e dopo il flop casalingo contro l’Aversa Normannna? Se questo è il modo di fare calcio, è il caso di dirlo: non ci resta che piangere. Anzi, rimpiangere.

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