Sapri, lettera di addio dell’ex patron Fortunato

Sapri, lettera di addio dell’ex patron Fortunato

Pubblichiamo integralmente la lettera d´addio del presidente del Sapri Fortunato: “In una calda estate del 1998, un gruppo di amici mi chiese con insistenza di entrare a far parte del progetto “Sapri Calcio”: era un anno importante per il calcio saprese, di ‘rinascita’ dopo la delusione per la mancata conquista della Serie C2 dell’allora RotondaSapri e il conseguente addio al sodalizio lucano per motivi di regolamento che impedivano ad una squadra della Basilicata di ‘trasferirsi’ in Campania. Ero dubbioso, poco convinto: amavo il calcio, lo seguivo da appassionato, ma non avevo mai pensato di cimentarmi in un ruolo diverso, dirigenziale. Alla fine comunque accettai l’invito, entrai in società e in quella stagione ho svolto le mansioni da vice-presidente di Franco Bruno.
Nell’estate successiva, però, per una serie di circostanze sono diventato l’unico proprietario-responsabile della Società Sportiva Sapri Calcio: doveva essere una soluzione di emergenza, temporanea. “Facciamo un campionato di transizione per rinforzare la società, in modo da puntare al vertice l’anno prossimo” mi fu detto. Invece… quel momento temporaneo è durato undici anni, fino ad oggi. Undici anni di soddisfazioni, di vittorie, di qualche delusione… di lacrime di gioia e di dolore, di sorrisi amari e ricchi di significato. Il Sapri è stato parte integrante della mia vita: quante domeniche in giro per la Campania, prima, e per il Sud Italia, dopo. Ricordo ancora la delusione per non essere riusciti ad agganciare i play-off promozione di Eccellenza nel 2002, oppure le lacrime di gioia del 16 marzo 2003, quando con la vittoria di Saviano ottenemmo la matematica certezza di aver portato il Sapri per la prima volta nella sua storia, e con le sue forze, in Serie D. Una soddisfazione unica, una gioia senza precedenti: la festa nello spogliatoio, il ritorno a Sapri quando il pullman con i ragazzi e la società non riuscì ad attraversare tutto il lungomare, “invaso” da un’onda biancazzurra commovente. Era il Sapri di Cosimo De Feo in panchina, di Antonio Ciccarone direttore sportivo e Cocchino D’Eboli direttore generale; un team ‘fondato’ l’anno prima, un team vincente che, per anni, ha fatto si che la città di Sapri fosse al vertice del calcio regionale prima e interregionale dopo. Prima di allora altre volte avevamo tentato la scalata in Serie D: ricordo con piacere e affetto l’anno in cui dopo un buon avvio finimmo ad un passo dal sogno: insieme a me, in società, c’era un gran signore, Bracco.
Sembrava un sortilegio la vittoria di un campionato. Ma con D’Eboli, Ciccarone, De Feo e con una squadra fantastica riuscimmo nel nostro intento. Quella vittoria fu importante anche per un risvolto societario: fino ad allora insieme a me c’erano i soliti ‘quattro amici’ Luciano De Geronimo, Mimmo Pace, Vincenzo Campitelli, Tonino Sainato… ecco, dopo quella vittoria la società cercò di rinforzarsi un po’, ed è proprio datato 2003 l’ingresso nel nostro gruppo di Giovanni Ferro, ex patron della Pollese. Un dirigente che, insieme a noi, è stato presente fino ad oggi. Quell’anno, inoltre, entrò in società un altro ‘fuoriclasse’ del settore: l’avvocato Nazzareno Melillo, che con il suo progetto di ‘azionariato popolare’ fece parlare di Sapri in ogni parte d’Italia.
Nell’estate 2003 il Sapri iniziava a cimentarsi in una realtà diversa: la serie D. Ricordo il ritiro a Gubbio, in Umbria, le amichevoli di prestigio con i club prof. Ricordo, con emozione e piacere, la ‘prima’ assoluta al campo ‘Italia’, il 14 settembre 2003, con il Cosenza appena retrocesso dalla serie B. Che spettacolo, quanta gente, quanti tifosi. E poco importa se il Sapri uscì sconfitto per una rete messa a segno da un certo Gianluigi Lentini… Fu un anno straordinario anche quello, perché la sconfitta col Cosenza ci fece crescere e alla fine arrivammo quarti, ai play-off. Nell’anno successivo lo staff tecnico cambiò radicalmente, e con Bellinvia in panchina e Gigliotti direttore sportivo arrivammo ad un punto dalla Serie C2. Poi due anni di assestamento, uno terminato ai play-off e un altro concluso con una salvezza incredibile e strepitosa conquistata nel solo girone di ritorno con Vittorio Belotti in panchina. Nel 2007, invece, il ritorno al mio fianco del diesse Antonio Ciccarone ha permesso alla società di lanciare le basi per un altro triennio da favola, che ha raggiunto il culmine l’anno scorso con la vittoria della Copa Italia Dilettanti nella finale con la Villacidrese e con la conquista, sul campo, di un posto in Lega Pro che solo un regolamento finanziario ‘impossibile’ per un centro piccolo come Sapri ci ha tolto. Sono stati, in sintesi, undici anni di grandissime soddisfazioni: ringrazio tutti, dal primo all’ultimo. Ringrazio la città, i tifosi, i calciatori che si sono alternati in tutto questo tempo. Ringrazio i giornalisti, per l’affetto e la costanza con cui ci hanno seguito e hanno raccontato le nostre avventure… e poco importa se c’è stato qualche contrasto, si litiga anche nelle migliori famiglie, l’importante è fare la pace. Ringrazio anche le Istituzioni cittadine, anche se mi sarei aspettato un aiuto molto diverso e più concreto soprattutto in questo ultimo periodo: chissà, forse con un braccio teso a quest’ora staremmo a programmare un’altra stagione, invece di salutarci. Ma con i ‘se’ e con i ‘ma’ non si va avanti, dunque, inutile rammaricarsi, è andata così, ringrazio tutti comunque. Da questo momento, con effetto immediato, consegno la società Sapri Calcio al signor Giovanni Ferro, mio socio per tanto tempo, che dunque sarà l’unico responsabile del futuro del Sapri Calcio. A lui va il mio in bocca al lupo più sentito, speciale, perché è una persona schietta, competente e di carattere che ha deciso di continuare in questa avventura anche senza di me. La gente, i tifosi, non dovranno mai abbandonarlo, ma anzi dovranno stargli vicino più che mai in questa nuova avventura. Io, con il calcio, ho chiuso, e smentisco categoricamente tutte le insinuazioni giornalistiche che nell’ultimo periodo mi hanno accostato a ‘questa’ o a ‘quella’ società. Di sicuro c’è che resterò sempre un tifoso del Sapri, gli starò sempre vicino per quelle che può essere un mio piccolo contributo…. Perché dopo undici anni, nelle mie vene esistono globuli bianchi, globuli rossi e globuli…biancazzurri.
Forza Sapri, in bocca al lupo”.

SPOT