Un delitto perfetto: hanno ammazzato la Gloriosa Scandone Basket ma nessuno pagherà per le rispettive colpe. Ognuno avrà un alibi da fornire.
Inutile sferrare fendenti nei confronti di chi avrebbe potuto evitare questo epilogo e non lo ha fatto, tempo perso scatenare polemiche e dare spazio ad accuse che troverebbero un muro di gomma a respingerle.
Il tribunale di Avellino ha preso atto dell’istanza prodotta dagli avvocati che hanno rinunciato a presentare la domanda per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo o l’istanza per l’omologa degli accordi di ristrutturazione dei propri debiti, non sussistendone i presupposti di fatto e di diritto.
Prendiamo atto della decisione del tribunale, che non ha potuto fare altrimenti, e onoriamo la Scandone tanto amata da chi ha seguito con passione ed entusiasmo le gesta di una società, di una squadra, che hanno dato lustro e visibilità ad una città come Avellino.
I colpevoli di questo delitto? Fate voi, l’elenco è lunghissimo…
Sull’argomento abbiamo ricevuto la seguente precisazione che ospitiamo volentieri:
Il Liquidatore Goffredo Solimeno, di concerto con i propri legali, avv.ti Marcello Penta e Maria Laura Roca, intende precisare che il Tribunale di Avellino ha dichiarato il fallimento di una società per azioni indebitata per quasi 23 milioni di euro, non anche della storia e del nome di “Scandone anno 1948”.
Come accertato dal Giudice relatore dott. Guglielmo ed in contrasto con quanto rappresentato dal liquidatore uscente Basile e dai suoi consulenti, la decisione scaturisce dal fatto che “le risorse patrimoniali di cui dispone la società sono del tutto insufficienti per la definizione dell’esposizione debitoria”.
Fermi tutti gli accertamenti che gli organi fallimentari ed i Giudici penali porranno in essere per accertare le cause del dissesto della società fallita e per individuarne i responsabili, Solimeno chiarisce che, dal suo subentro avvenuto il 5 luglio scorso, sono state intraprese tutte le dovute iniziative volte a salvaguardare la tradizione e la storia di “Scandone anno 1948”.
Così da consentire ai curatori fallimentari di farne rivivere il nome ed i simboli nelle mani di imprenditori seri, a cui affidare la rinascita della squadra irpina senza più il fardello di una debitoria milionaria, collocandola nella categoria che da sempre le compete per la propria tifoseria.