Taccone: “Volevo la B, ho rifiutato Lega Pro e soldi. Ricorro al Consiglio di Stato”

Walter Taccone è stato messo alla porta dai tifosi dell’Agropoli, a pochi giorni dal suo insediamento nel club cilentano, attraverso la nomina di tre soci a lui legati: il commercialista Siciliano, Francesco Bisogno e il dottor Lino Vuolo.

Taccone, infatti, essendo ancora presidente e proprietario dell’Avellino Calcio, ex U.S. Avellino 1912, non può comparire nell’organigramma societario dell’Agropoli, appena ripescato in Serie D.

L’incertezza e i dubbi legati alla sua presenza nel Cilento hanno portato all’aspra contestazione subita ieri pomeriggio nell’aula consiliare del Comune di Agropoli, dove Taccone, in compagnia di Bisogno e di Domenico Cerruti, presidente della società, era impegnato a disquisire sui punti programmatici della nuova stagione.

Taccone avrebbe dovuto, il condizionale è d’obbligo alla luce del suo addio polemico dalla riunione, impegnarsi nell’allestimento della rosa e nella scelta dell’allenatore, visti – come da lui dichiarato – gli ottimi rapporti allestiti negli anni con i presidenti di Serie A e Serie B.

Ma Taccone è tornato anche a parlare di Avellino Calcio, rivelando di avere inoltrato ricorso al Consiglio di Stato contro la mancata partecipazione allo scorso campionato di Serie B, a causa della fideiussione giudicata irregolare dalla Figc, dal Coni e dal Tar Lazio.

“Ho perso 14 milioni di euro di calciatori, 10 milioni per il titolo della Serie B e almeno 4 milioni di sponsor già firmati, per un pezzo di carta. Come risarcimento danni mi avevano offerto la Lega Pro e un indennizzo economico, ma mi sono incaponito sulla Serie B e ho perso i ricorsi. La mia società è regolarmente affiliata alla Figc e non è mai fallita. I poteri forti hanno agito contro l’Avellino. Ho fatto ricorso al Consiglio di Stato, vediamo come andrà a finire”.

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